278° Rgt. - Compagnia mortai da 81
nato a PALMA DI MONTECHIARO – Agrigento 13.11.1921
Disperso il 31.1.1943 in località' non nota
nota: Il Ministero della Difesa Onorcaduti ha scritto alla famiglia: “ Alcune delegazioni hanno operato in questi anni per riportare in Italia le spoglie dei militari italiani sepolti nell’ex Unione sovietica, ma molti resti (circa 10mila) non possono essere identificati. Quindi non si esclude che tra le migliaia di Ignoti sepolti al Sacrario militare di Cargnacco possa riposare anche Guido Limonta”.
L’ultima nota alla famiglia il 10 febbraio 1943
Articolo di LAURA ARNOLDI
«Carissimo Franco, (…) ti ho scritto prima di recarmi in questo posto, cioè in linea, dunque ti immaginerai la mia situazione grave, però ti dico anche che grazie al Signore mi trovo bene»:
così scriveva il 30 dicembre 1942 il caporalmaggiore Guido Limonta al fratello Franco, anch’egli militare a Moncenisio.
È l’ultima sua lettera giunta alla famiglia solo il 10 febbraio del ’43, quando certamente era già morto. Sono una decina le lettere che la nipote di Guido ha conservato fino ad ora.
Quando dalle pagine de «L’Eco» è stato lanciato l’appello per cercare documenti e testimonianze sulla Divisione Vicenza, quasi totalmente annientata nella campagna di Russia, Bruna Limonta non ha esitato a contattare il Comitato nato proprio per ricordare gli sfortunati soldati del 277° e 278° Reggimento che partirono nel 1942 da Bergamo e Brescia.
In guerra a 20 anni, Guido era stato inviato per il servizio di leva a Gorizia, dopo due mesi era di nuovo a Bergamo.
«In quel periodo – racconta Bruna attraversoi ricordi dello zio Antonio, fratello di Guido – stava in una caserma verso Redona o Torre Boldone, la sera poteva tornare a casa ».
Ad ottobre partì con il 278° reggimento, compagnia mortai; aveva da poco compiuto 20 anni.
«I familiari non poterono accompagnarlo alla stazione, perché c’era il coprifuoco», ricorda Bruna.
La famiglia abitava nel quartiere di Longuelo, oltre ai genitori c’erano tre maschi e una femmina, lui era il più grande.
Guido era un giovane dolce, molto religioso; faceva il commesso in un negozio di abbigliamento all’angolo di via Borfuro. Partì per la Russia ad ottobre, da allora scrisse alla famiglia, raccontando la sua vita militare, le marce giornaliere, il cibo scarso, ma ripetendo spesso:
«Sto bene, non preoccupatevi per me».
Non voleva certamente che a casa stessero in pensiero per lui.
Le lettere dalla Russia I biglietti e le cartoline postali, color azzurre e giallino, sono vergati con una calligrafia minuta, ogni spazio possibile è ricoperto da parole per poter sfruttare tutto lo spazio disponibile. Su ogni lettera il timbro della censura.
«Certo che quando mi trovavo a Bergamo – scrive ad ottobre – era assai diverso, comunque ora è cambiato e non parliamone più»;
il 29 ottobre
«finalmente sono giunto a destinazione, in questa terra così fredda».
Queste lettere sono l’unico legame con la propria famiglia; commuove la richiesta ripetuta più volte di scrivere più spesso, perché le poste non funzionano e la corrispondenza arriva con il contagocce.
Guido invia a casa con un vaglia qualche soldo, da usare «per la nostra protettrice la Madonna» e per spedirgli qualcosa perché «qui non si trova niente».
A dicembre comincia la marcia verso la linea, ovviamente i nomi delle località non possono essere scritti, ma si percepisce che i soldati stanno andando verso il nemico.
«Mi trovo quasi sul Don, pochi km mi separano, ma non dire nulla alla mamma»:
è il 9 dicembre del 1942
La penultima cartolina è datata 25 dicembre:
«Quanto alle feste non posso lamentarmi, mi trovo in linea ma siamo bene al riparo, anche ora qualche granata scoppia vicino a noi e fra poco risponderemo. Sono già sei giorni che sono in prima linea e mi pare un’eternità. Credo per la fine di febbraio d’avere il cambio, speriamo che il Signore mi protegga».
Dal 1943 «disperso»
Purtroppo Guido a febbraio non ottenne alcun cambio. La situazione precipita, i soldati italiani iniziano la ritirata: da lui non giunge più alcuna notizia.
Per la famiglia risulta da allora disperso.
«Un paio di anni fa – racconta Bruna – provai a cercare maggiori informazioni scrivendo al ministero della Difesa».
Con una lettera il ministero comunica che Guido Limonta risulta disperso dal 31 gennaio Alcune delegazioni hanno operato in questi anni per riportare in Italia le spoglie dei militari italiani sepolti nell’ex Unione sovietica, ma molti resti (circa 10mila) non possono essere identificati.
Quindi non si esclude che tra le migliaia di Ignoti sepolti al Sacrario militare di Cargnacco possa riposare anche Guido.
«Sono contenta che sia nato il Comitato Divisione Vicenza – commenta la nipote –. È importante che sia tenuta viva la memoria di questi sfortunati giovani, morti così lontano da casa».