Vincenzo, elegante e curato, amava il jazz e la grande musica di Glen Miller e Benny Goodman. Orfano a vent’anni, fu arruolato nella Divisione Vicenza e mandato a morire in Russia.
Una volta partito scrisse lettere di consolazione alla madre. In Val Camonica (Capo di Case) ha respirato l’aria buona della sua ultima Estate prima di raggiungere a piedi un imprecisato lontanissimo “Don”. E non era una settimana bianca come mostravano i documentari dell'Istituto L.U.C.E. A dicembre potrebbe forse aver partecipato all’ultima Battaglia di Natale 1942 nella conca della morte, mentre a gennaio è sicuramente rimasto intrappolato in una sacca bersagliata da russi, gelo e fame.
La sua ultima lettera non doveva mostrarsi disperata ma lo era: “Questa notte siamo stati assaliti dai lupi, più affamati di noi”. Disperso dal 26 gennaio 1943 e al gelo dei -30 gradi.
Noi familiari speriamo non sia morto nella foresta Valuikj piegato dalla fatica sulle ginocchia ghiacciate o nel famigerato campo di prigionia di Tambov. Meglio addormentarsi nel gelo e non svegliarsi più? A casa, negli sportelli del grammofono ha lasciato i suoi ordinatissimi album di vinili americani, nel comodino la Kodak a soffietto, in un cassetto una collezione di orologi, la sua passione. Ruote dentate, assi e bilancieri, quadranti d’acciaio e d’oro, ingranaggi che in qualche modo si potevano ancora muovere, dando uno spunto di tempo a chi le aveva possedute e di tempo gliene era rimasto solo nei ricordi altrui.