di Natale e Maria Uggeri
278° Rgt. – Comandante ccr (Compagnia Comando di Reggimento)
nato a PALMA DI MONTECHIARO – Agrigento 13.11.1921
Deceduto il 10.4.43 in prigionia, campo 74 di Oranki - Оранки
MIO PADRE, RAGAZZO DEL ’99 CAPITANO ALLA DIVISIONE VICENZA IN RUSSIA
Sono il figlio del Capitano Egidio Vignati, comandante della Compagnia Comando del 278° Reggimento Fanteria della Divisione Vicenza (156).
Mio padre nasce a Milano in Via P. Castaldi il 12 dicembre 1899. Frequenta la scuola elementare a Milano poi, all’età di 11 anni, la sua famiglia si trasferisce a Nova Milanese in quanto il padre lavora in una fabbrica di tessuti in spugna in quel paese.
Venne assunto come fattorino nella stessa fabbrica dove lavora anche il padre come capo reparto, per poi passare al reparto commerciale.
Ricordo bene queste date e questi avvenimenti in quanto mi sono stati raccontati da mio padre stesso, quando, nelle serate dopo la giornata di lavoro e nelle festività trascorse insieme a casa, raccontava la sua vita, particolarmente quella nell’azienda dove lavorava come pure le vicende trascorse da giovane Sottotenente nella prima guerra mondiale.
Era “un ragazzo del ‘99”: alla fine del 1917 venne chiamato alle armi e, poiché frequenta una scuola serale a Milano di ragioneria, dopo un mese di addestramento al 78° Reggimento Fanteria a Milano venne inviato alla scuola Allievi Ufficiali di Modena ove dopo due mesi di corso venne nominato Sottotenente ed inviato al fronte, sul Monte Grappa, come comandante di un plotone di arditi lanciafiamme: non aveva ancora 18 anni.
Nel mese di settembre del 1918 il suo reparto venne trasferito in Albania, protettorato dell’Italia in quel periodo, e rientrato in Italia all’inizio del 1919 venne congedato nell’aprile del 1919 per riprende subito l’attività lavorativa nella stessa azienda che aveva lasciato al momento della chiamata alle armi.
Nel 1924 si sposa, sempre a Nova Milanese, e dal matrimonio nascono due figli: mia sorella (nata nel 1925 ) ed io (nato nel 1927).
Dal 1919 al 1942 ha lavorato sempre nella stessa azienda, assumendo progressivamente nuovi incarichi fino a diventarne nel 1942 il direttore commerciale e procuratore generale.
Nel 1936, al fine di poter far frequentare agevolmente a noi figli le scuole superiori, papà decide di trasferire la famiglia a Milano, sua città natale, ed è in questa città che frequento il ginnasio e la prima liceo scientifico: un periodo scolastico che ricordo sempre con grande piacere e riconoscenza verso i miei professori di allora.
Nel frattempo papà viene richiamato dall’Esercito Italiano per corsi di aggiornamento che lo portano a perseguire nel tempo i gradi di Tenente e di Capitano.
Il 29 dicembre 1941 viene richiamato nuovamente, con l’ordine di presentarsi “il mattino del 19 gennaio 1942 al Comando della Scuola Centrale di Fanteria di Civitavecchia per compiervi il servizio della durata di giorni 60”, come dice la “cartolina rosa” che ancora posseggo.
Terminato il corso di aggiornamento venne assegnato al Comando della Compagnia Mortai da 81 del 278° Reggimento di Fanteria della Divisione Vicenza.
Dall’aprile al maggio del 1942 il suo reparto è a Sagrado d’Isonzo, in provincia di Gorizia, per l’addestramento delle truppe e nei primi giorni di maggio il Reggimento si trasferisce a Bergamo, dove ha sede il 278° Reggimento, e dal luglio ai primi giorni di settembre a Cazzaniga ed a Vertova ( sempre in provincia di Bergamo ) per continuare l’addestramento delle truppe.
Ricordo molto bene quel periodo poiché, terminato il periodo scolastico, trascorrevo molte giornate a Bergamo per essere il più vicino a mio padre, ai suoi soldati ed ai suoi ufficiali subalterni, che egli volentieri chiamava spesso “ i miei ragazzi”.
Rammento ancora alcuni nomi: fra gli ufficiali i Sottotenenti Zerbi, Marigonda, Mezzasalma, Casson, Giussani, ed alcuni soldati, fra i quali l’indimenticabile Bruno Geretto, il suo attendente.
Ai primi di settembre lascia la Compagnia mortai da 81 e viene destinato al Comando della Compagnia Reggimentale del 278° alle dirette dipendenze del Colonnello Romeres, Comandante del Reggimento. Lascia quindi “i suoi ragazzi” , per trovarne altri, ma “Bruno”, il suo attendente Bruno Geretto, lo segue alla nuova destinazione.
Il 4 ottobre 1942 il Reggimento parte dalla Stazione di Bergamo per il fronte russo.
Ricordo la sua partenza : alla stazione di Bergamo, fra famigliari di altri soldati ed ufficiali, c’ero anch’io, con mia mamma e mia sorella.
Ricordo bene la sfilata della Compagnia comandata da mio padre fra le vie di Bergamo ( dalla Caserma “Lupi di Toscana” alla stazione ferroviaria ), il saluto alla bandiera del Reggimento con il Colonnello Romeres, il Maggiore Calliano, il Capitano Berra, ed altri di cui non ricordo purtroppo il nome.
Poi papà salì sul treno con i “suoi ragazzi”, e dopo alcuni minuti si affacciò al finestrino, quando il treno stava partendo. Ci salutò con la mano portandola poi alla “bustina” che aveva in capo facendo il saluto militare, quindi ci salutò ancora con la mano fino a quando il treno sparì dalla nostra visuale: è stata l’ultima volta che ho visto mio padre.
La Divisione era al Comando del Generale Broglia, che lascerà questo Comando nei primi giorni di dicembre dello stesso anno “per motivi famigliari”. Il Comando venne poi assunto dal Generale Pascolini, che sopporterà tutta l’odissea del Comando, della ritirata e della lunga prigionia.
Una volta raggiunto il fronte, la Divisione Vicenza passa al Comando del Corpo ‘d’Armata Alpino, ed inizialmente venne destinata a compiti di retrovia contro eventuali attacchi di partigiani e di paracadutisti.
Quando venne sferrato l’attacco russo e la Julia fu spostata sul fronte del Don a sostituire la Ravenna, la Divisione Vicenza sostituisce la Julia in prima linea, principalmente con il 277° Reggimento, ma anche la Compagnia Reggimentale del 278° che venne inviata sulle sponde del Don.
Mio padre ci scriveva quasi tutti i giorni, come era sua abitudine quando per motivi di lavoro lasciava Milano. Scriveva sia a mia madre ed ogni due o al massimo tre giorni scriveva anche a noi figli, congiuntamente a me ed a mia sorella o singolarmente.
Particolarmente toccante ed emozionante l’ultima lettera che abbiamo ricevuto, scritta a noi figli il 23 dicembre 1942 in occasione del Santo Natale.
Dalle sue righe:
“Vi scrivo in una unica lettera perchè domani è la vigilia di Natale e non posso che accumunarmi nel farvi gli auguri per la Santa ricorrenza.
Quest’anno papà è molto lontano, in terra straniera, interrato in un bosco coperto di neve, ma si sente molto vicino a voi, pur non potendo, come in tutti gli altri Natali, interessarsi personalmente per acquistarvi e scegliere, con la mamma, i regali.
Tra quarantotto ore voi sarete con la mamma, riuniti con zii e nonni, e sicuramente il vostro pensiero mi sarà vicino. Io spero di avere una giornata calma che mi permetta di pensarvi continuamente, e vedrò nei miei soldati i vostri volti, nei miei soldati pure giovani quasi quanto voi, e starò più vicino a quelli che in quel giorno avranno un servizio più duro degli altri e vigileranno per lasciarci tranquilli. Confonderò con loro la nostalgia del pensiero della casa e mi sarà più lieve il sacrificio della lontananza pensando che tutto questo è per voi.”
Poi più nulla, se non le notizie della situazione sul fronte russo dai giornali radio e dalla stampa dell’epoca.
Il 17 gennaio del 1943 alle ore 17 il Reggimento iniziò la ritirata, impegnandosi in combattimenti per aprirsi la via del ritorno.
Il 23 gennaio il Comando del Reggimento venne catturato, dopo un furioso combattimento ed accerchiamento da parte dei russi, a Varvarovka, e con il Comando anche il Capitano Vignati.
Come gli altri prigionieri, inizia anche per il Capitano Vignati la lunga marcia del “davaj”.
Venne inviato inizialmente al campo di concentramento di Tambov, e successivamente trasferito al campo di Oranki, dove muore il 10 aprile 1943.
Nell’aprile del 1943 mia madre ricevette una cartolina con P.M. 42 dall’attendente Bruno Geretto che dice testualmente :
“Dopo 4 mesi trascorsi non posso darvi ulteriori spiegazioni , non mi trovo più con vostro marito, al mio arrivo in Italia vi racconterò tutto. Per ora vi saluto caramente voi e Maria Luisa e Gianfranco. Chi vi ricorda sempre Geretto Bruno. Fra un mese facilmente il rientro”
L’attendente, tuttora vivente, rientrò infatti nel mese di maggio del 1943 e prima di raggiungere la sua famiglia fece visita alla famiglia Vignati per raccontarci le fasi della cattura del “suo Capitano”.
Poi altre notizie:
Ci fanno sapere che la Radio Vaticana ha informato che attraverso la Croce Rossa Internazionale ha ricevuto il seguente messaggio :
“Il Capitano Vignati di Milano è prigioniero, sta bene, gode ottima salute e saluta la famiglia”
Questo comunicato sarebbe stato trasmesso fino al maggio del 1945…ed invece……….
Nel primi mesi del 1954, subito dopo il suo rientro in Patria dopo 12 anni di prigionia in Russia, l’allora Tenente Medico Enrico Reginato mi scrisse:
“ Egregio Sig. Vignati,
il Capitano Egidio Vignati , se la memoria non mi inganna, abitava allora in Viale Papiniano o Perpignano a Milano. Purtroppo il Capitano è deceduto nonostante i nostri sforzi , nel marzo del 43 ad Oranki nell’ospedale n° 5 alla camera 4 accanto al Maggiore Ponadis di Napoli pure deceduto. Mi sembra che vicino a lui ci fosse il Tenente Marabotto di Genova, vivente, il cui indirizzo può trovarlo presso l’U.N.I.R.R. ( Unione Reduci di Russia – Genova ). Ricordo molto bene il suo caro papà, era molto tranquillo e rassegnato, si spense insensibilmente dopo una decina dio giorni di malattia. Sono molto spiacente di doverle confermare una notizia così dolorosa, ma sono convinto che una angosciosa incertezza sia più dura ancora da sopportare, anche per i suoi cari. Con molta stima mi creda suo dev.mo Reginato “
Appena ricevuta la lettera ( eravamo ancora “sfollati” a Nova Milanese, ma fummo ugualmente rintracciati dalla custode di V.le Papiniano ), presi subito contatto con il Tenente Reginato e mi recai a Treviso per incontrarlo ed avere così maggiori dettagli sulla morte di mio padre. Con queste informazioni nel 2001, assieme ad altri famigliari di Caduti in Russia, mi sono recato al cimitero di Oranki per rendergli omaggio, sepolto in una fossa comune con altri ufficiali .
Questa è la storia di mio padre, il Capitano Vignati certamente comune, per quanto riguarda il periodo 1942 – 1943, alla storia di tanti Caduti o Dispersi in Russia.
Un filo comune mi tiene ancora legato al 278° Reggimento: il contatto con due Reduci, il Sottotenente Mezzasalma, di Milano, che è rientrato dalla Russia con un piede congelato, e l’ attendente di mio padre Bruno Geretto. Con entrambi ho contatti continui.
L’attendente era rientrato, come ho già detto, nel 1943, e con lui eravamo rimasti in contatto fino all’8 settembre dello stesso anno poi a seguito di altri “sfollamenti” da parte della mia famiglia, il rientro a Nova Milanese, ne persi traccia.
Dopo il mio matrimonio ho continuato la ricerca: nel suo comune di nascita ( S. Stino di Livenza), a vi erano tre Geretto Bruno e nessuno dei tre aveva combattuto nell’ARM.I.R., poi finalmente nel 2005 lo rintracciai: non era più a S. Stino ma abitava in un Comune della provincia di Venezia.
Ricordo ancora la nostra prima telefonata del dopoguerra :
Al telefono risponde una signora. Ecco la telefonata :
“Pronto, casa Geretto ?”
“Si, chi parla ?”
“Sono il figlio del Capitano Vignati, c’è Bruno ?“ – ero piuttosto impacciato poiché non sapevo se “Bruno” fosse ancora vivo o meno e se quel “Geretto Bruno” era stato effettivamente l’attendente di mio padre -
“E’ mio marito, glielo passo subito” dice la signora, e sento la signora che dice “Bruno, è il figlio del tuo capitano “, e poco dopo ecco Bruno al telefono:
“Ciao Gianfranco, abiti ancora a Milano in Viale Papiniano 31 ? come stai ?”
Non posso descrivere l’emozione e cosa ho sentito dentro di me: è stato l’ultima persona di mia conoscenza che aveva visto vivo mio padre, ero molto affezionato a lui, che consideravo un fratello maggiore, ma che si ricordasse dopo oltre 60 anni dove abitavo quando papà era partito …non l’avrei immaginato.
Ho rivisto Bruno a Cargnacco nel 2007: potete immaginare il nostro incontro, un incontro che rimarrà sempre nel mio cuore, come se avessi rivisto mio padre, con i “suoi” soldati.
Gianfranco Vignati