di Filippo ed Eulalia Pizzo
277° Rgt. – Comandante di Plotone - dal 18.1.1943 di Compagnia
nato a Terrasini - PA 25.3.1919
Trasferito al 90° Rgt. della Divisione Cosseria il 10.4.1943 - Comandante di Compagnia.
Rimpatriato in Italia dopo i fatti d’arme della Campagna di Russia il 16.6.1943
Dopo una lunga carriera militare nel 1992 viene promosso Generale di Brigata dell’Esercito Italiano
Buongiorno, mi chiamo Marco come mio nonno, vi scrivo in quanto ho letto la vostra pagina web.
Mio nonno, Marco Tocco, classe '19, è stato un generale dell'Esercito (si è spento nel 2018) e fu mandato in Russia con la Divisione Vicenza da sottotenente nel 277° Reggimento di Fanteria. Dai suoi documenti si ricava che dopo l’Accademia venne inviato nel 25° Reggimento della Divisione Bergamo a Cervignano del Friuli e poi nel marzo 1942 presso il 277° Fanteria della Divisione Vicenza di cui fu uno dei pochi superstiti.
Posso arricchire il vostro prezioso archivio con due brevi racconti del nonno, quelli che mi faceva quando ero bambino, sono immagini di episodi di vita vissuta durante le battaglie e la lunga ritirata.
Non ho testimonianze scritte da lui su quella terribile pagina della sua vita, ma i suoi racconti però, sono nitidi nella mia mente e, devo dire, nello stesso tempo commoventi ed agghiaccianti.
Mi aveva raccontato di una notte mentre era impegnato in perlustrazione presso un villaggio russo (ovviamente non ne conosco il nome) quando entrò in una casa col suo attendente, che si chiamava Casella.
Ognuno, singolarmente, perlustrava i vari vani della casa. In uno di tali vani mio nonno fu sorpreso da un soldato russo (che mio nonno mi descrisse assai robusto) che gli saltò letteralmente addosso ed assieme rovinarono a terra. Premesso che mio nonno, per quanto magro, aveva preso parte ai campionati italiani di pugilato (non ho idea di quale categoria) con buon successo, tuttavia era stato sovrastato da questo corpulento russo il quale, estratto un pugnale e ben saldamente steso sul corpo di mio nonno, faccia a faccia, lo stava per uccidere. Casella, sentendo i rumori della colluttazione, si era precipitato nella stanza e, non vedendo per l'oscurità, aveva urlato "tenente, qual è lei?" e mio nonno aveva risposto "sono quello sotto". A quel punto Casella, con la baionetta innestata sul fucile, infilzò la schiena il soldato russo che rovinò esanime pesantemente sul corpo del nonno che, senza tale aiuto, sarebbe stato sicuramente sopraffatto.
Non conosco il nome del suo attendente Casella però il nonno lo ha incontrato successivamente in Sicilia (credo che anche Casella fosse siciliano)
Un altro episodio che ricordo riguarda la ritirata. Il nonno mi disse che i soldati italiani erano praticamente senza mezzi, quindi a piedi, mentre i tedeschi erano sui propri automezzi ecc.
A quanto mi raccontava non correva buon sangue fra i due eserciti "alleati" tant'è che la popolazione russa, per quanto nemici ed invasori, aiutava, in determinati frangenti, i soldati italiani sfamandoli o facendoli riscaldare mentre non si comportava allo stesso modo con i tedeschi, in quanto questi ultimi radevano al suolo senza pietà qualunque posto attraversassero uccidendo anche civili inermi. Ad ogni modo un giorno, durante la ritirata, il portabandiera del reparto di mio nonno, forse stanco dalle lunghe marce quotidiane in condizioni inenarrabili, provò a salire su un autocarro tedesco per riposarsi un po' e risparmiarsi qualche chilometro a piedi. Ebbene, un soldato tedesco che viaggiava su quel mezzo lo spinse violentemente a terra e, brandito il nostro tricolore, vi sputò sopra e poi lo gettò via. Il Casella (l'attendente di mio nonno, dalle sue descrizioni un marcantonio molto robusto), vista questa scena, balzò sull'automezzo tedesco, tirò giù il soldato colpevole di quel gesto infame e lo scaraventò a terra, quindi gli balzò sopra con violenza e forza inaudite uccidendolo. Mio nonno mi disse che nessuno osò reagire, quasi come se nulla fosse accaduto.
Mia madre mi ha detto che, durante la ritirata, mio nonno, non so in quale modo, favorì il rientro in Italia di un suo commilitone (ma non credo fosse un ufficiale) originario del suo stesso paese, Terrasini (PA). Praticamente lo fece rientrare in treno (non so da dove) rinunciando lui stesso a partire in quanto il suo compagno era sposato con prole, mentre mio nonno era celibe. Questo soldato si chiamava Gambino, anche lui della Divisione Vicenza (di Gambino sono 15 Caduti siciliani nella campagna di Russia e della Divisione Vicenza ve ne sono ben 5, Salvatore, Vincenzo, Gaspare, Giovanni e Luigi ma nessuno è di Terrasini. Scorrendo l’elenco dei Caduti in terra di Russia ho avuto la consapevolezza di quanti Siciliani hanno lasciato le loro giovani vite in quelle terribili vicende, quelle che il nonno Marco mi raccontava quando ero bambino e di cui oltre il suo nome porto un ricordo vivo).
Il Nonno si è spento nel 2018, dovessero venirmi in mente altri episodi, mi riprometto di scriverli.