di Guido e Mary Paladini
1121ª Autosezione Mista
nato a Fabriano cl. 1917
Non partito per la Russia e destinato ad altro reparto
congedato nel luglio 1946
Residenza: Fabriano dal 1917 al 1927, poi Torino fino al 1934, poi sempre a Milano, salvo 1947-1949 in Spagna con Pirelli,
Coniugato con Giuseppina “Pinetta”. due figli Anna (1951) Michele (1956)
Laurea: dopo il Liceo Scientifico “Gonzaga”, Ingegnere meccanico nel 1942 al Politecnico di Milano
Professione: prima operaio, breve esperienza in Alfa Romeo fine 1946, poi “quadro” in Pirelli (Bicocca) poi con Pirelli a Barcellona e Madrid e poi a Milano ( in Bicocca, poi Dirigente a Seregno nei “prodotti diversificati” (come i gommoni Nautilus e Laros), poi stabilimento di Ripamonti fino alla Pensione
La 1121ª Autosezione Mista rimase a disposizione di stanza a Kupiansk - Купянск lontano dal fronte, ebbe tuttavia 3 Caduti in Russia.
Autiere Tarcisio Perico di Bergamo – Deceduto in prigionia nel campo di Bostianowka n. 67
Caporale Autiere Pietro Ghisalberti di Azzano san Paolo – BG
Autiere Aldo Bettini di Brescia
Papà Ettore aveva davanti a sé ben 4 altri fratelli già sotto la naja, tutti rientrati salvi in qualche modo a fine guerra (uno catturato in Sicilia, due rientrati a piedi dalla Jugoslavia nell’Ottobre 1943, il quarto Medico).
Sta studiando Ingegneria al Reale Politecnico di Milano allo scoppio della guerra. Si laurea il 24 Giugno del 1941 e riceve la cartolina di precetto. Non abbiamo documenti né Fogli matricolari precisi: ma parte per il Corso Allievi Ufficiali a fine 1941 ed è assegnato alla “Vicenza” nella primavera del 1942,ove poi Dopo il Corso Allievi Ufficiali, viene assegnato ad una delle TRE Compagnie Autocarri Pesanti con in dotazione i famosi LANCIA RO.
Gli viene assegnata una Licenza Speciale di ben 15 giorni a Roma per sostenere l’esame di Abilitazione all’Albo professionale Ingegneri nell’Ottobre 1942.
Intanto la sorte gli è stata benigna: una sera, prima della partenza per la Russia, il Colonnello chiama i tre “sottotenentini” e brevemente spiega che non c’è abbastanza posto sulle ultime tradotte per l’ARMIR, mentre il Fronte Libico richiede sempre più mezzi.
Quindi dovrà essere fatto un sorteggio tra chi delle tre Compagnie andrà a Sud e le altre due Compagnie seguiranno la “Vicenza” verso la steppa.
Il sorteggio è ovviamente drammatico: il Colonnello prende tre stuzzicadenti, ne spezza uno raccorciandolo un poco, mescola e poi pareggia i tre stecchini dalla parte appuntita tenendoli nel proprio pugno chiuso, si volta verso i tre giovani ufficiali … e Papà pesca quello “corto” per l’Africa !
Sicuramente si ritrova per un ultimo periodo del 1942 in Verona, in attesa di partire x l’Africa, ove, in servizio al Comando Ufficiali, aveva abbastanza soldi (da ufficiale) per andare a mangiare una volta alla settimana con 3 - 4 “pari grado” al ristorante "i 12 Apostoli" ove mi portò una volta da piccolo in visita quasi religiosa.. è veramente a 100 metri dal Comando e Circolo Ufficiali.
QUA REGOLATE LA VOSTRA PARTE, che è la “chiave di tutto “La storia di vostro padre Ettore è molto interessante sotto molti aspetti. Innanzitutto perchè parla di un reparto aggregato alla Divisione come Servizi , appunto gli Autieri oggi Corpo Automobilistico. In parte erano inseriti nei Reggimenti ma il nucleo era della 1121ª Autosezione Mista o del 156° Drappello Automobilistico che in ogni caso erano di stanza a Brescia. Sarebbe Interessante sapere a quale nucleo appartenesse.
Quelli che erano degli autoreparti vennero inviati al Comando al Deposito del 3° raggruppamento a Brescia.
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Dopo un paio di mesi, la Compagnia viene spostata a Bologna per proseguire verso gli imbarchi in Sud Italia. Il crollo di El Alamein blocca il reparto per tutto l’inverno. Papà mi raccontava che a Bologna furono soli in Caserma, ultimo dei tre gruppi camion pesanti (non sorteggiati x l’Armir).
Caserma vuota, gente depressa etc….
Il sistema logistico italiano era già in sfacelo: un esempio era il fatto che, per far la pastasciutta, veniva fornito non Sale marino ( come prevedibile), ma addirittura c’erano blocchi di salgemma proveniente dalla Germania che i cuochi dovevano rompere col piccone in dotazione ai camion !
Perché si ingombrassero i treni-merci dal Brennero col Salgemma è un mistero, ma forse c’erano tali problemi di accaparramento di materie prime che il sale marino in grani veniva destinato ai civili che avevano le “tessere annonarie” mentre i militari avevano blocchi di salgemma da miniera centro-europea!
I camion erano (in gran parte?) “LANCIA RO “ a benzina (non versione Diesel) Papà mi raccontava che per farli partire col gelo, bisognava far girare il motore colla manovella alternandosi in due, mentre un terzo era impegnato a “mettere e togliere” uno straccio imbevuto di benzina davanti alla presa d'aria del carburatore e dopo un po' (“parcellizzando con abilità”), la miscela “super arricchita” faceva effetto sul motore che finalmente si avviava ansimando, lentissimo a prender giri!
Altro trucchetto per sveltire la partenza era di posizionare, in anticipo, un focherello sotto il basamento motore (il cosiddetto “carter”) di ogni camion, per riscaldare più rapidamente la coppa dell’olio motore (sicuramente olio non di ottima qualità dopo oltre 2 anni di guerra) ed evitare, in avvio, grippaggi o eccesso di usura per il troppo gelo.
Drammatico pensare cosa significasse far partire un "RO" non a “zero gradi C°” di Bologna, ma a meno 30 gradi C° sul Fronte Russo.
A questo punto della vicenda personale, ovviamente la Compagnia “autocarri pesanti” comandata dallo S.Ten Ettore Vitali non faceva più parte da mesi della “Vicenza”.
Scrivo però queste note a futura memoria, per lasciare traccia di cosa capitò tra il 1943 ed il 1946 ai più fortunati che non andarono in Russia, ed, ancora più interessante, cosa significarono per gli Italiani i primi 15 mesi dal Maggio 1945 al Luglio 1946 del primissimo Dopoguerra, fino a dopo il Referendum.
La Compagnia fu imbarcata per la Sardegna in primavera del 1943, essendo ormai perso il Nordafrica: furono assegnati (con rinforzi) ad Abbasanta, che è lo snodo ferroviario principale dell’Isola, dove la ferrovia che risale da Cagliari si sdoppia verso Sassari e verso Olbia.
Situazione di grande attesa per il probabile sbarco alleato, attività intensa di trasporto e qualche mitragliamento solamente. Unico svago la passeggiata quotidiana al nuraghe di Abbasanta, il più grande della Sardegna, accompagnando i plotoni a turno in Marcia di allenamento.
Nulla di segnalare per l’8 Settembre; quasi nulli i combattimenti in Sardegna, mentre i Tedeschi si ritirarono per combattere in Corsica per altri due mesi
Il reparto divenne “cobelligerante” senza nemmeno dover prendere alcuna decisione: verso Aprile 1944 fu imbarcato da Cagliari a Napoli su naviglio Americano sotto scorta navale ( con un pallone aerostatico agganciato e tenuto sopra ogni nave, per impedire eventuali bombardamenti in picchiata).
Espletò attività di trasporto fino alla fine delle ostilità
Più interessante è la parte finale della Naja, da Maggio 1945 in poi . Dalla data della Laurea, papà non aveva avuto più una licenza, come ovviamente tutti i suoi soldati e l’occasione capitò nella primavera del 1946 (tre anni e mezzo via da casa, coll’Italia divisa in due ed il fronte bellico in lento progresso verso Nord).
Bisogna ricordare che l’Italia rimase sotto “coprifuoco” quasi generale [ prego controllare questa info] fino a dopo il Referendum del 2 Giugno 1946, e quindi le Licenze per visita a casa dopo la fine delle ostilità erano state sospese, visto l’elevato numero di “non rientri” sulle poche licenze concesse !
Fu deciso di lasciar partire un solo Camion (sempre un Lancia RO…) che avrebbe portato una ventina di autieri e meccanici a casa per licenza-premio, con un percorso “ad anello nella Pianura padana” in modo che l’ultima tappa fosse condotta da Papà. Il Tenente Vitali ebbe il Camion in carico anche per la Licenza, coll’obbligo di riportare camion e militari compiendo un “giro tortuoso” tale da parificare (giorno più, giorno meno) la durata della licenza ai singoli.
Il camion fu guidato a turno dagli autieri/meccanici, ma Papà restò in cabina tutto il viaggio colle armi e pistola d’ordinanza col colpo in canna e con Licenza di Uccidere (letteralmente!) essendo un Camion pesante in buone condizioni e gomme nuove una vera “prelibatezza “ per le bande armate che si appostavano sulle strade per bloccare il traffico e razziare scorte e i pochi veicoli circolanti.
Massima attenzione era per i guadi appenninici, essendo i ponti rabberciati alla meglio e a rischio di probabile crollo sotto il peso dell’Autocarro Pesante Lancia. Quindi due (autista e papà) restavano a bordo, mentre in cassone, o addirittura separati in due pattuglie sui due lati del guado, i militari armati tenevano lontano i curiosi ed i …...malintenzionati !
Ricordiamo che c’era una situazione da guerra civile in qualche zona percorsa.
Ogni sera il Camion doveva raggiungere la Caserma successiva, dopo aver scaricato progressivamente i militari in licenza. Ogni caserma forniva il Pieno e firmava la presenza di militari ed il relativo foglio di via, ritirando le armi di chi era sceso !
Stesso iter al ritorno, fatto con percorso non speculare ma appunto incrociato per dare agli ultimi scesi la stessa durata di licenza dei primi!
Mirabilmente, il Tenete Vitali riportò Camion, e tutti i militari indietro in perfetta forma, in particolare un mantovano che all’appuntamento preordinato all’incrocio stradale fissato due settimane prima si presentò con UN INTERO PROSCIUTTO CRUDO da portare in Caserma in Centro Italia a testimonianza che in Pianura Padana si ricominciava a mangiare e perciò a …. vivere!
Due ultime note: Papà ebbe una vera storia d’amore a Bologna con una ausiliare tedesca, chissà per quale ragione rimasta là nell’inverno 1942-43. Oltre 10 anni dopo, sposato con mia madre, volle passare a rivedere i luoghi bolognesi (caserma, alloggio, etc) e, per puro incredibile caso scoprì che la signora era rientrata in Italia dopo la guerra e si era stabilita a Bologna ove viveva, benché tedesca, rispettata dai vicini. Le due donne si salutarono in maniera rispettosa, consce di cosa avesse significato essere sopravvissute: mia madre fu crocerossina effettiva, buscò la TBC che abbondava negli ospedali militari e fu operata nel 1948 per asportazione di un intero polmone mediante “raschiamento”, un miracolo soprattutto esser operata e sopravvissuta nel 1948 colle prime dosi di penicilline disponibili quasi solo per ex-militari)
POST SCRIPTUM (..che più post scriptum non si può)…E il Certificato di Laurea? Casa Vitali di Viale Tunisia era stata danneggiata, come fu distrutta un quarto di Milano (soprattutto le aree industriali e quelle vicino alle stazioni ferroviarie, come appunto Viale Tunisia nell’Agosto 1943).
Per sconosciute fonti, la Segreteria del Politecnico di Milano scoprì nel 1946 che c’erano dei parenti acquisiti a Torino, e quindi mandò in data 16 Gennaio 1946 l’originale della Laurea dell’Ingegner Ettore a casa di una delle nuore di papà, che nel frattempo era però emigrata in Brasile col marito a cercar lavoro: altrettanto abili vicini torinesi, in data 30 Gennaio 1946 rispedirono prontissimamente il tutto a Milano…. e nulla fu perso
La Laurea in pergamena originale, il Certificato di Abilitazione all’Albo in ottima carta, il tubo contenitore (di buon cartone) con i francobolli ed i timbri della andata-ritorno coll’indirizzo di Torino ed un disegno originale della Tesi (..questa invece andata bruciata o persa nel bombardamento) sono il migliori “post scriptum “ di questa storia personale di chi “…pescò lo stuzzicadenti CORTO!”
Michele VITALI