di Marco Giovanni Necchio e Maria Tironi
278°- I Btg - 4ª Cp – Armi di Accompagnamento - Mitragliere
nato a Occhiobello (RO) 16.10.1922
di professione sarto
deceduto il 30.6.43 in prigionia nel campo 3655 di Arsk – Арск
Il suo piastrino è stato ritrovato a Ssaprina - Саприно
Campo 3655 Arsk – Арск
( regione Kazan )
Repub. della Tataria; medio corso del Volga, a valle di Gorki.
70 Km. ad oriente di Kazan sulla ferrovia per Sverdlovsk.
Vi morirono 40 italiani.
Negli anni 30/40 la famiglia di mio nonno Marco Giovanni con i figli Antonio e Giustina non la si poteva definire una famiglia ricca, ma neanche povera. perché a quei tempi avere la casa di proprietà, avere oltre 1 ettaro di terra da coltivare, una stalla con 3 mucche e un cavallo che utilizzava per fare dei trasporti per altri di fieno, grano e barbabietole, avere un forno per il dove le famiglie della località Poazzo Superiore ( località della frazione Gurzone di Occhiobello, che attualmente è abitata da 6 famiglie con 13 abitanti, a quei tempi vi abitavano oltre 600 persone) andavano a cucinare il pane ed era usanza che ad ogni cottura si lasciava un pezzo di pane al forno, cioè mio nonno con questo sistema ne vendeva una buona parte.
Era una famiglia che non stava male e non soffriva la fame.
Lo zio Antonio e mia madre Giustina hanno frequentato le prime tre classi elementari nelle scuole di Gurzone e a Occhiobello la 4 e 5^ elementare.
Lo zio adolescente dopo aver conseguito la licenza elementare è stato avviato verso il mondo del lavoro per imparare il mestiere di meccanico.
Non era portato per questo lavoro e dopo alcuni anni inizia l’apprendimento del sarto nel laboratorio di sartoria della famiglia Magri a Occhiobello e dopo diversi anni perfeziona la sua professionalità, tanto è vero che una famosa sartoria di Bologna lo chiamò per un’assunzione, ma siamo già nel 1940 e prima la resistenza della fidanzata e poi la chiamata militare non gli permisero di trasferirsi a Bologna.
Infatti il 19 aprile 1941 viene chiamato al servizio di leva militare in Fanteria,
il 16 gennaio del 1942 è inquadrato nel 278° Reggimento Fanteria –Divisione Vicenza.
Nel mese di ottobre 1942 parte per il fronte russo e nel mese di novembre/dicembre
scrive alla famiglia segnalando la necessità di inviargli dei vestiti perché una esplosione gli aveva distrutto buona parte della divisa.
Il 5 marzo 1943 ritorna il pacco dei vestiti inviati con dicitura “non consegnato non rintracciabile” .
Poi dopo oltre settant’anni, la bellissima notizia, il Sig. SOVRAN Ferdinando (ex Consigliere Nazionale degli Alpini) di San Donà di Piave il 3 novembre 2017, con l’aiuto del Sindaco di Occhiobello per le ricerche anagrafiche, scrive una lettera
a mia madre e che arriva a metà dicembre 2017, annunciando che un contadino russo gli ha donato il piastrino di riconoscimento del fante Tironi Antonio, piastrino che è stato trovato lavorando la terra in una zona agricola del villaggio russo Saprina dopo il disgelo del marzo 1943 e lo teneva in casa come un cimelio di guerra.
E qui iniziano i contatti per organizzare la cerimonia per la consegna della reliquia.
Ringrazio, SOVRAN Ferdinando per le sue ricerche volontarie, per il suo spirito di corpo e la sua passione.
Il Sindaco per la disponibilità
Il Volontariato Barbara
Le Associazioni e le persone presenti
I miei fratelli, i miei figli, i miei nipoti e i parenti che assieme ad altre persone presenti hanno voluto stamattina condividere con mia madre questa bellissima cerimonia o meglio a questa bellissima giornata che gli riempie il cuore di gioia e tanta, tanta emozione.
Un grande Grazieee
Antonino Franceschetti (nipote)
FANTE Antonio TIRONI NECCHIO, PRESENTE!
Questa è la breve storia del Fante Fante Antonio TIRONI NECCHIO del 278° Reggimento della Divisione Vicenza dichiarato inizialmente disperso, del ritrovamento del suo Piastrino di Riconoscimento, della sua doppia identità che ha causato equivoci anagrafici ed infine della certezza della sua scomparsa nel Campo 3655 di Arsk – Арск nel Kazan il 30 giugno 1943
OCCHIOBELLO (RO) 2017
Era stato dichiarato scomparso , nella convulsa fase della ritirata dell'Armir dal fronte del Don. Un inferno che decimò i soldati italiani impegnati in quei fatti d’arme. Ora, la famiglia di Antonio Tironi, finalmente, può sapere qualcosa sulla sorte di quel figlio di Occhiobello che era parso sparito nel nulla.
Tutto è partito dalle ricerche compiute da Ferdinando Sovran, già Consigliere Nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini. "Nel settembre scorso (2016) - racconta - durante la mia campagna di ricerca delle sepolture di soldati italiani lungo il fronte del fiume Don in Russia mi è stato donato il piastrino di riconoscimento appartenuto al Soldato suindicato. Ho ricostruito l'intera vicenda militare anche attraverso il foglio matricolare e caratteristico, documentazione da consegnare ai famigliari con mappe e foto".
Un impegno strenuo, quello di Sovran, che sentiva la necessità di chiudere un capitolo di storia aperto, dolorosamente aperto, da 75 anni, per una famiglia di Occhiobello. E, soprattutto, per una donna che compirà 91 anni a febbraio e che da tre quarti di secolo non sapeva che fine avesse fatto suo fratello, partito per la campagna di Russia e mai tornato. Certo, immaginava che non ci fosse più.
Sempre Sovran ha poi attivato il canale col Comune di Occhiobello per compiere tutte le verifiche del caso e accertare l'identità del militare al quale apparteneva la piastrina. L'identificazione è riuscita, consentendo di identificare Tironi Antonio, nato a Occhiobello il 16 ottobre 1922.
Di seguito la sua storia. Il 19 aprile 1941 risponde alla chiamata di leva, viene assegnato alla "Fanteria"; il 16 gennaio 1942 è inquadrato nel "278° Reggimento Fanteria della Divisione Vicenza" presso il I Battaglione e nella 4ª Compagnia – Armi di Accompagnamento come mitragliere. Con lo stesso Reparto nel mese di ottobre 1942 parte per il Fronte Russo ove a breve si trasformò in un teatro di morte sofferenze o prigionia per moltissimi giovani combattenti.
Dopo le i fatti d’arme che videro coinvolta la Divisione Vicenza ed i suoi reparti inquadrati nel Corpo d’Armata Alpino, a seguito dello sfondamento del fronte, il fante Antonio Tironi viene dichiarato Disperso alla data (generica) del 31 dicembre 1942 e da allora di lui non si seppe più nulla.
Il piastrino di riconoscimento è stato trovato da kolkosiani dopo il disgelo del marzo 1943, lavorando il terreno agricolo nel villaggio di Ssaprina Саприно, località non molto distante da Rossosh. Questo piastrino, conservato per decenni venne donato all'Alpino friulano Ferdinando Sovran, che da molti anni si recava in Russia alla ricerca delle sepolture di nostri Caduti, da segnalare poi a Mindifesa/Onorcaduti di Roma, unico competente per le riesumazioni.
Reduci Italiani dell’ARMIR e Veterani russi hanno confermato a Sovran che spesso i Soldati dell'Armata Rossa sul Prigioniero o sul Caduto facevano il gesto disumanizzante di strappare la collanina con il piastrino di riconoscimento del soldato fatto prigioniero gettandolo per terra, a significare "mi hai invaso, ti tolgo il nome".
La notizia della reliquia ritrovata è giunta alla sorella Giustina e i suoi famigliari. Tra il pianto e le lacrime di gioia sarà lieta di stringere una preziosa reliquia dopo oltre 70 anni, che ricordava l'amato Fratello, tanto invocato, del quale per lunghi anni non ha saputo la sorte.
https://www.combattentiereduci.it/notizie/fante-tironi-presente-era-disperso-da-75-anni
OCCHIOBELLO (RO) 20 GENNAIO 2018
Una cerimonia per onorare la memoria del giovane soldato Antonio Tironi, disperso sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel corso della cerimonia, aperta al pubblico e tenutasi nella mattinata del 20 Gennaio 2018 presso la sala consiliare del comune di Occhiobello, i familiari hanno potuto finalmente stringere nelle proprie mani alcuni effetti personali del compianto Antonio. Alla sorella Giustina Necchio, 92 anni e madre di Carla, Tonino e Paolo Franceschetti, sono stati riconsegnati la piastrina e il foglio matricolare del soldato allora ventenne, oltre a mappe e foto utili alla ricostruzione della vicenda militare.
LE RICERCHE
«Mia madre si era attivata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale - ha affermato Tonino Franceschetti, nipote del soldato scomparso - per avere notizie del fratello Antonio, dato per disperso. Continuò la sua ricerca per alcuni decenni con grande tenacia, ma senza mai riuscire a ottenere riscontri precisi, fino a quando perse ogni speranza». La cerimonia è stata aperta dal sindaco Daniele Chiarioni, che ha ricordato l'importanza dell'iniziativa di fronte ai numerosi cittadini presenti, ai Carabinieri di Occhiobello e ai volontari delle associazioni locali presenti, tra cui quella degli Alpini. Lacrime di commozione per i nipoti e l'anziana sorella Giustina Necchio, ancora incredula di tenere tra le mani la fotografia di Antonio e i suoi cimeli, a lungo cercati.
Le ricerche sui soldati Italiani dispersi in Russia è un impegno che in ogni caso continua nel tempo. Vengono scoperti nuovi archivi, derubricati documenti, emergono diari e testimonianze tenute segrete per anni.
Anche dalla Russia in un momento di distensione e collaborazione sono stati forniti al Governo Italiano preziosi elenchi di schede sui soldati italiani redatti nelle località di prigionia già dall’inverno’43. Grazie alla consultazione di queste schede, sebbene siano riscontrabili difficoltà di traslitterazione dal russo scritto a mano in caratteri cirillici e la successiva traduzione, si è potuto negli anni avere la notizia del decesso di numerosi soldati e del luogo di sepoltura, prevalentemente in fosse comuni. Nel dettaglio dal 1992 il Commissariato Onoranze ai Caduti dispone di 2.600 pagine di tabulati per complessivi 64.400 nominativi in ordine alfabetico comprensivi dei prigionieri che sono rimpatriati e degli ex internati nei campi di prigionia tedeschi.
COMITATO DIVISIONE VICENZA ANNO 2022
Il continuo lavoro di analisi e comparazione dei dati, grazie all’impegno di ONORCADUTI, UNIRR e di tanti uomini, tra i quali è doveroso ricordare Carlo Vicentini, ha permesso di dare molte certezze e scoprire anche dolorose verità.
Questo lavoro, oggi supportato dalla digitalizzazione e dagli strumenti informatici, ha dato la possibilità di poter incrociare i dati del Fante Antonio TIRONI e di scoprirne la sua doppia identità che, alle ricerche svolte negli anni di ritrovamento del Piastrino non essendo ancora disponibili avevano allora decretato la dispersione del soldato. Oggi con certezza si sa che è deceduto il 30 giugno.1943 in prigionia nel campo 3655 di Arsk – Арск ove nella prigionia vi morirono 40 italiani.
Il problema risale al fatto che su di lui sono state fatte due schede parallele, una con il cognome NECCHIO del Padre ed una con il cognome TIRONI della madre.
La Madre Maria aveva avuto una relazione con Giovanni il padre di Antonio ma non erano sposati ed in quel frangente Antonio venne registrato con il cognome della Madre. I due genitori si sposarono successivamente nel 1947 quando il figlio Antonio risultava ancora Disperso. Con il matrimonio poté riconoscere Antonio come figlio. Tuttavia Antonio era registrato come Tironi il cognome della madre, addirittura il piastrino ritrovato riporta Antonio Tironi figlio di Maria Tironi.
Questo il motivo per cui su di Antonio risultassero due schede anagrafiche, una con la classificazione di Disperso in Località non nota ed una come Deceduto in Prigionia il 03 giugno1943 nel campo 3655 di Arsk .
Alla luce di questo equivoco ora è possibile affermare che Necchio Antonio e Tironi Antonio sono la stessa persona e che non è più genericamente un soldato Disperso al Fronte Russo ma risulta deceduto nel Campo di Arsk ove morirono con lui altri 40 soldati italiani.
https://www.ilgazzettino.it/pay/rovigo_pay/antonio_disperso_nel_1942-3497451.html
IL I BATTAGLIONE 278°
il Fante Antonio Tironi Necchio apparteneva al I Battaglione del 278° Reggimento di fanteria, comandato allora dal Maggiore S.p.e. Michele CAMPANELLA (Deceduto il 3.3.43 in prigionia, campo 74 di Oranki – Оранки) ed era in organico alla 4ª Compagnia - Armi d'accompagnamento comandata dal Tenente Darven (Darwen) MORSELLI (Disperso il 10.2.43 in località non nota).
Il Sottotenente Vito Sammali del Plotone Esploratori del I Bataglione del. 278° riporta nella sua relazione:
Il 17 il battaglione ebbe ordine di ripiegare su Podgornoje per riunirsi al 278° Reggimento
Il Sottotenente Guido Avallone, Aiutante Maggiore in 2ª del I Battaglione 278° riporta nella sua relazione:
Il 278 Reggimento , I Battaglione era normalmente schierato in 2^ Schiera a tergo del Battaglione Vestone del 6° Alpini. Il 17 gennaio l’ordine di ritirata da parte del Comando di Reggimento con relativo itinerario di marcia per Compagnie con direttiva Popovka.
Fin dalla prima notte la ritirata si era trasformata mano a mano in rotta disordinata.
La Ritirata prosegue nei giorni 21 – 23 gennaio nella località di Limarew ove vennero lasciati i feriti. Nella notte del 22 l’avanguardia della Vicenza raggiunse Shelyakino ma nel frattempo il 278° si era diretto in un kholkoz a 7/8 km più a ovest di Limarew.
Prima dell’alba l’avanguardia della Vicenza comandata dal Colonnello Salvi sferzò il primo attacco alla città di Shelyakino ma venne respinta mentre all’alba la testa della colonna raggiunse lo sbocco ovest dell’abitato.
Nei giorni dal 23 al 26 gennaio il 278° Reggimento vide compiersi il suo epilogo
Qui, la Vicenza che si era già nuovamente dispersa, anche a causa dell’errata direzione presa dal 278°, si divise ulteriormente: l’avanguardia, formata da ciò che rimaneva del 277°, comandata dal Colonnello Salvi, che probabilmente proprio allora venne a sapere della nuova rotta su Nikitovka, superò il Kalitva e seguì il percorso (e le sorti) della Tridentina, mentre il resto della Divisione guidata dal Generale Pascolini proseguì verso Warwarowka come da disposizioni avute in precedenza dal Generale Martinat.
Il 278°, dopo aver superato Shelyakino, incolonnato sulla strada per Warwarowka subì attacchi, con conseguenti gravi perdite, dalle stesse forze corazzate russe che poco prima avevano attaccato la colonna del Generale Pascolini.
A Warwarovka il 278° Reggimento si arrese per ordine del Colonnello Gaetano Romeres e con esso il I Battaglione.
Il Sottotenente Guido Avallone, Aiutante Maggiore in 2ª del I Battaglione 278° riporta nella sua relazione:
Fin dalla prima notte la ritirata si era trasformata mano a mano in rotta disordinata. Ciò fino al 23 gennaio alle 15 circa quando nella balca di Warwarowka venne circondata dai russi.
La cattura è avvenuta in seguito all’ordine del Colonnello Romeres il quale aveva già dato ordine di di distruggere cifrari e documenti come pure la Bandiera di Guerra che venne sepolta in loco.
Il Sottotenente Ferruccio Cossini della Compagnia Comando del I Battaglione del 278° riporta nella sua relazione:
Il I Battaglione dopo vari giorni di marcia in ritirata, la colonna comandata dal Colonnello Romeres si è trovata nei pressi di Warvarowka e visto l’inutile ogni ulteriore tentativo di attacco contro le forze avversarie che contavano numerosi carri armati, il comandante diede l’ordine di resa.
I pochi superstiti del 278° seguirono le sorti del Generale Battisti e della Cuneense che transitava di lì e che intuendo gli scontri su Warwarowka decise di raggiungere Malakeyevka (aggirando Warwarowka da nord) e poi da lì dirigersi su Valujki e subire le stesse sorti del Generale Pascolini che finirà poi prigioniero con i suoi uomini a Valujki, il 26 gennaio 1943.
Questo in sintesi la breve ricostruzione delle fasi del Ripiegamento vissuto dal I Battaglione del 278° ove era in forza il Fante Antonio Tironi Necchio il quale con molta probabilità venne fatto prigioniero tra il 22 ed il 26 gennaio 1943 forse a Warwarowka o a Valujki. Di fatto il suo piastrino venne ritrovato a Ssaprina Саприно, forse gettato, perduto o strappato dai soldati russi durante il trasferimento nella Marcia del Davaj.
Antonio è deceduto il 30 giugno 1943 in prigionia nel campo 3655 di Arsk – Арск nella lontana regione del Kazan ove da allora riposa assieme ad altri 39 soldati italiani.
NOTE:
Alla ricerca incrociata con il doppio nome si è avuto riscontro dall’archivio di Carlo Vicentini grazie alla collaborazione di Gianni Peritz
Le relazioni dei Sottotenenti Avallone, Cossini e Sammali sono tratte dal fondo M9 depositato presso l’USSME