di di Valter Teodoro e Maria Zuanelli
277° Rgt - C.C.R. (Cp. C.do di Rgt.) – Reparto Musica
nato a GRISIGNANA – Pola 1922
Disperso dicembre 1942
DISPERSO PIU’ VOLTE, DALLA STORIA E DALLA PIETA’
Nell’ Archivio di Letizia Svevo Fonda Savio (Trieste 1897-1993), la figlia di Italo Svevo, a Trieste assieme a numerosa documentazione relativa all’Associazione Famiglie dei Dispersi e Caduti in guerra, di cui era la Presidente della delegazione della città giuliana, sono conservate numerose schede relative a ricerche fatte per reperire notizie di soldati dispersi sul Fronte Russo: della Divisione Vicenza quelle dei Capitani Giuseppe Oberti Di Valnera e Raimondo Periatti e del Fante Damiano Tosolin.
Letizia Svevo Fonda Savio, che a Trieste è stata sempre ricordata come Donna Letizia, dopo aver perso i 3 figli in guerra dei quali due, Piero e Paolo, al Fronte Russo, dedicò parte della sua esistenza a cercare notizie dei figli dispersi e nel contempo si era attivata anche ad aiutare le numerose famiglie che come lei cercavano notizie dei propri congiunti. Per questo suo impegno nel 1947 divenne Commissario dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, realtà con la quale si impegnò profondamente alla ricerca di notizie e documenti sui dispersi in Russia. Al contempo fu membro del Consiglio Nazionale Donne Italiane e del Consiglio direttivo dell’Opera Nazionale Orfani di Guerra.
Proprio nel suo archivio assieme a numerosa documentazione associativa e parte relativa alle famiglie dei Dispersi e Caduti in guerra è emersa una scheda e delle foto che la famiglia del Fante Damiano Tosolin del 277° Reggimento della Divisione Vicenza aveva fornito per attivare le ricerche del proprio congiunto.
La famiglia aveva stampato numerose fototessere presso lo Studio fotografico VASARI di Roma con l’immagine mezzobusto di Damiano riportando nel retro a penna alcuni dati identificativi, come di seguito:
Tosolin Damiano di Teodoro e Maria Zuanelli
Nato a Grisignana (prov.di Pola) Trieste
277° Regg. Fanteria C.C.R.
Reparto musica – P.M. 156
Disperso nel dicembre 1942
Alcune foto hanno il testo riportato in tedesco, in quanto si potessero interessare anche associazioni di dispersi della Wehrmacht distribuendo loro questa segnalazione.
Soldat Tosolin Damiano (Vater Tedor) Geboren in Grisignana 1922 (bei Triest)
277 Inf.Rgt. Heeresabteilug “Vicenza” gross M.168, baum, hohe Stirne
Gefangen a.d. Don, Dezember 1942.
Damiano era musicista presso il Comando del 277° Reggimento, probabilmente aveva poca dimestichezza con la preparazione militare, all’ epoca chi aveva un particolare incarico svolgeva quello e basta. La sua giovane età, 20 anni compiuti appena il 14 novembre del 1922 non bastarono purtroppo a garantirgli la sopravvivenza durante il ripiegamento del suo reparto, la Compagnia Comando di Reggimento di cui al seguito alcune brevi testimonianze che indicano che una parte dei soldati di questo reparto si diressero a Valujki venedo sopraffatti mentre altri seguendo il Colonnello Salvi raggiunsero Nikolayevka e da li la salvezza.
Il Tenente Renato Firmo, Comandante della stessa Compagnia Comando di Reggimento, riporta di essere finito a 15 chilometri Valuyki dopo i fatti d’ arme di Warwarovka seguendo le disposizioni ricevute ed in quella circostanza dovette arrendersi con i pochi superstiti della Compagnia avendo esaurito le munizioni. Tenente Mario Belardo ufficiale addetto ai rifornimenti della stessa Compagnia Comando indica la stessa sorte a Valujki, mentre il Sottotenente Marco Tocco si trovò a seguire la colonna del Colonnello Salvi e la salvezza a Nikolayevka.
Difficile dunque poter supporre al sorte di Damiano dichiarato disperso in località non nota con la data convenzionale del 31 gennaio 1943 Purtroppo gli eventi bellici anche in Patria non poterono aiutare la famiglia a trovare un luogo della memoria ove simbolicamente lasciare una traccia su cui posare uno sguardo o un pensiero. Damiano era di Grisignana in provincia di Pola località che venne abbandonata o perduta dall’Italia per i noti fatti che hanno interessato le povere terre Istiane e Dalmate del Litorale Adriatico. I Caduti come Damiano non hanno mai avuto un monumento nella piazza del proprio paese con il nome su una targa, come si vedono in Italia in ogni località piccola o grande che sia. Mai una cerimonia, mai gli onori, mai un articolo di giornale che ne ricordi con un senso di pietà la sua prematura scomparsa.
Recentemente a Trieste nel Parco delle Rimembranze è stata posta una pietra del Carso dedicata AI GIULIANI E DALMATI CADUTI E DISPERSI SUL FRONTE RUSSO
Come Damiano sono stati privati da un qualsiasi segno o gesto di memoria 76 Caduti della Divisione Vicenza nati nelle terre abbandonate ad Aidiussina, Antignana, Buie d’Istria, Capodistria Castelnuovo, Canale, Caporetto, Cherso, Comeno, Dignano, Divaccia, Fiume, Isola d’Istria, Laurana, Montona, Parenzo, Pinguente, Pirano, Pola, Rovigno, Postumia, Sesana, Umago, Veglia, Verteneglio, Villa del Nevoso, Visignano d’Istria, Pola.
Approfittiamo di Damiano per ricordarli tutti
Per il bimestrale on line LUMIEDISICILIA (www.lumiedisicilia.eu) Siriana Giannone Malavita ha voluto contribuire alla memoria di Damiano Tosolin con l’articolo Der Musik macht Frei.
Comitato "Divisione Vicenza"
Der Musik macht Frei.
Son morto con altri cento,
Son morto che ero bambino…
Quando Enzo Levy, sopravvissuto al campo di concentramento di Monowitz,
andò a cercare sua sorella Eva Maria ad Auschwitz, tutto ciò che era rimasto
di quella splendida ragazza ebrea era il suo amato violino, gettato in un
magazzino di quel luogo senza Dio, mezzo rotto eppure scrigno prezioso di
milioni di uomini e donne, di bambini e di sogni fatti vento, fatti polvere, ridotti
in cenere.
Enzo non andò mai dal liutaio a riprendersi il violino di Eva Maria che gli
aveva consegnato per farlo sistemare. Enzo non aveva saputo sopportare
l’orrore, il dolore, lo strazio disumano della deportazione, del campo di
concentramento, della perdita di Eva Maria e della sua mamma, Egle Segré.
Enzo non andò mai a ritirare quel Collin Mezin, regalo di papà Edgardo alla
sua amata sorella morta ad Auschwitz, vittima della follia nazista.
Enzo Levy, come altri sovrassissuti alla barbarie nazista e ai campi di
concentramento, pose fine alla sua vita che non aveva 36 anni.
Passato per il camino
E adesso sono nel vento
Se l’avesse fatto, se fosse andato da quel liutaio di Torino, avrebbe scoperto
che dentro la cassa armonica c’erano ancora resti di cenere, polvere di sogni
e d’anima di un milione e mezzo di persone, e quel biglietto che lui stesso
aveva scritto per sua sorella: Der Musik macht frei.
La musica rende liberi.
Ad Auschwitz tante persone,
Ma un solo grande silenzio
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento
Mentre leggevo la storia del fante Damiano Tosolin che mi ha mandato il mio
“amico del Don” Mauro, mi è subito tornata in mente la storia di Enzo ed Eva
Maria Levy, del “Violino di Auschwitz” e di quel biglietto.
La musica rende liberi.
Io chiedo: come può l'uomo
Uccidere un suo fratello?
Damiano Tosolin, figlio di Teodoro e Maria Zuanelli, era un ragazzo di appena
vent’anni mandato in Russia a fare la guerra nell’ottobre del 1942.
La sua storia è la storia di altri novantamila nostri ragazzi mandati a morire
lungo le sponde del Don, così sciaguratamente presenti ai nostri occhi e alle
nostre orecchie negli ultimi mesi. La storia di Damiano però è anche la storia
tristissima e profondamente ingiusta di almeno altri 75 ragazzi della “Vicenza”,
la cosiddetta “Divisione Brambilla”, divenuti senza patria con la fine della II guerra mondiale.
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
Damiano era nato a Grisignana, in provincia di Pola, come il suo commilitone
Libero; Italo, Ferruccio, Giovanni e tanti altri erano di Fiume, Renato di
Capodistria, Albino di Caporetto. Questi sono solo alcuni dei nomi dei 76
caduti e dispersi Istriani e Dalmati della campagna di Russia. Loro, rei di
essere nati in quelle terre perse dall’Italia insieme alla guerra, non hanno
avuto un monumento né una cerimonia per ricordarli, non una targa con il loro
nome. Non una tomba, come se anche la loro anima fosse stata straniera in
quelle terre contese.
Non un fiore per loro, non un fazzoletto di terreno sopra il quale crollare sotto
il peso di tanto dolore. Non una lacrima “italiana” per loro: come se il dolore delle famiglie avesse bisogno di passaporto.
Ancora tuona il cannone
Damiano Tosolin, classe 1922, era un fante della Brambilla - dicevamo - un
bellissimo ragazzo istriano di vent’anni, mandato a far la guerra nel reparto
musica della Compagnia Comando di Reggimento del 277°.
Damiano non era un soldato di professione, non aveva avuto un
addestramento militare serio, come molti dei fanti della Divisione Vicenza.
Quella Divisione, comandata da Etvaldo Pascolini, doveva servire all’ARMIR
solo di rincalzo, per rastrellamenti o pattugliamenti nelle retrovie. Era
composta prevalentemente da riservisti anziani e ragazzotti pressoché privi di
addestramento militare. Se l’equipaggiamento dell’Armir era scadente, quello
della Vicenza era pessimo, come anche l’armamento, tanto da suscitare
l’ilarità degli alpini che, sulle note di una canzonetta in voga in quegli anni, la soprannominarono appunto “Divisione Brambilla”.
Ancora non è contenta
Di sangue la bestia umana
Dei 9.053 effettivi, tra ufficiali, sottufficiali e militari di truppa, della Divisione Vicenza, 1151 erano conducenti di muli ed un altro migliaio erano “servizi”:
barellieri, autisti, panettieri, radiotelegrafisti, marconiani, falegnami e musicisti.
Basta fare i conti della serva per capire che di quei 9.000 uomini, 7.000 sì e
no avevano ricevuto un buon addestramento militare.
Dei 9.053 effettivi della Divisione Vicenza, 6.840 uomini, ragazzi, figli e padri,
fratelli e nipoti, non sono mai più tornati a casa.
Damiano era un musicista, forse un trombettiere, uno di quei 2.000 militari di
truppa mandati a far la guerra in Russia che avevano appena compiuto 20
anni , uno di quei 2.000 mandati tra i “servizi” a fare da rincalzo nelle retrovie
e poi, un paio di mesi dopo, mandati tutti in prima linea, a sostituire la Julia
decimata.
Damiano era un musicista, forse un trombettiere, un bellissimo ragazzo di
appena vent’anni della Vicenza, morto nella gelida steppa nel dicembre del
‘42 o nel gennaio del ‘43 insieme ad altri 6839 uomini, ragazzi poco più che
ragazzini, della Vicenza.
E ancora ci porta il vento
Damiano era uno dei 76 ragazzi istriani o dalmati della Divisione Brambilla,
quella divisione che aveva fatto ridere gli alpini per il loro armamentario, quella
divisione “armata solo di buona volontà” e decimata, massacrata, annullata
dalle artiglierie russe.
La sua mamma, Maria, ed il suo papà, Teodoro, non si diedero pace. Scappati
dalle loro case, scacciati dalla loro stessa terra, stranieri senza patria e - forse
- senza speranza, non smisero di cercare il loro ragazzo, quel loro figlio di
appena vent’anni.
Ancora tuona il cannone
Ancora non è contenta
Di sangue la bestia umana
E ancora ci porta il vento
Fecero stampare tante fototessere di Damiano nello studio di Vasari, a Roma,
e le affidarono a Donna Letizia, ovvero Letizia Svevo Fonda Savio, figlia dello
scrittore Italo e, soprattutto, madre di tre ragazzi morti durante la seconda
guerra mondiale.
Maria e Teodoro si affidarono a lei per trovare loro figlio, gettarono il cuore in
quelle fototessere con scritti i dati di Damiano in italiano e in tedesco per
trovarlo, dovunque lui fosse, per avere sue notizie.
Damiano non è mai tornato a casa. Damiano non avrebbe più avuto una casa
in cui tornare.
Maria e Teodoro non avrebbero avuto una casa in cui accogliere loro figlio, né
una tomba sulla quale piangere, un pezzo di terra sul quale accasciarsi e
versare lacrime per un ragazzo di vent’anni che faceva il musicista e che era
stato mandato a far la guerra.
Io chiedo: quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare?
Damiano è in Russia, insieme agli altri 75 ragazzi istriani e dalmati della
divisione Vicenza, ragazzi dimenticati, senza una targa o un monumento,
senza tomba.
E forse, chissà, Damiano è tornato a fare il musicista, per quei novantamila
ragazzi italiani, novantamila figli, padri, fratelli, addormentati per sempre nella
gelida steppa, vegliati dai girasoli o dallo sguardo amorevole di chi non ha mai
smesso di cercarli, di aspettarli. Di amarli.
Der Musik macht frei e l’amore rende eterni.
Io chiedo: quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare?
E il vento si poserà
F. Guccini, Auschwitz
Siriana Giannone Malavita