Sottotenente Medico Egidio Federico PICCO

278° Reggimento – I Battaglione

 di Luigi e Annetta Colombo

nato a Monza - Milano 01.03.1914

Catturato a Warwarowka “Варваровка” il 23.1.1943,

Disperso il 31.1.1943 in località non nota

 

PRESENTAZIONE

Ho pubblicato un volumetto che raccoglie le lettere del Sottotenente Medico EGIDIO PICCO, mio zio paterno, scritte nel 1942, per settant’anni rimaste dimenticate in un cassetto.

Le ho ritrovate nel dicembre 2012, chiedendo alla 96enne zia Silvia “ma le lettere di tuo fratello Egidio le hai ancora?”. “Certamente” fu la prontissima risposta “sono nel cassetto segreto del tavolino”: un cassetto nascosto, effettivamente, non visibile dall’esterno.

Le lettere erano lì, avvolte tutte insieme in un unico plico.

Trentuno lettere: dal 19 maggio 1942, con l’annuncio che aveva “optato” per la Russia, rispetto all’Africa Settentrionale, all’ottobre 1942, con le notizie sul viaggio in treno fino in Ucraina e sulle marce forzate per arrivare alla prima linea.

Poi lettere del novembre e dicembre 1942, ‘imbucati’ nei rifugi scavati nel terreno, isolati da tutti e da tutto.

Fino all’ultima missiva, del 6 gennaio 1943, quando Egidio non sapeva ancora né della trappola in cui già si trovava con il resto dei reparti italiani, né che dopo una decina di giorni sarebbe arrivato l’ordine di ritirata.

Poi più nulla.

Qui sono anche aggiunte le notizie fornite a mio padre Enrico da un commilitone di Egidio, il S.ten Dante Mastronardi, di Macerata, rientrato in Italia nel 1946 dopo tre anni di prigionia. Sono le ultime e uniche notizie certe, e si riferiscono al 23 gennaio 1943, Warwarowka, una delle battaglie sostenute in quei giorni e che segnò l’inizio della prigionia.

Poi sono aggiunte anche le notizie, incerte, del Magg. Fabrocini, anch’esse una testimonianza su Warwarowka; e quelle del comandante della Divisione Vicenza, Gen. Pascolini, contattato nel 1950, dopo il suo rientro dalla lunghissima prigionia.

Ultimo documento è il verbale di irreperibilità[1], rilasciato dalle autorità militari nel luglio 1943.

Bene, questo volumetto è il risultato del lavoro di lettura e di trascri-zione (disponibile anche su supporto digitale grazie alla disponibilità di UNIRR)

Un lavoro doveroso, per rendere accessibile questa testimonianza a chi vorrà leggerla, perché possa aggiungersi alle altre di quel periodo.

Da queste lettere emergono tanti elementi: lo stato d’animo dei soldati italiani, i loro interrogativi, la gente di Russia, il modo di passare le giornate e di vivere in quella situazione, “tranquilla” e “monotona” e “sempre uguale”, che però sappiamo quanto da un certo giorno in poi diventò drammatica e tragica.

La storia di Egidio Picco si ferma al 6 gennaio 1943.

Quanto gli successe dopo non è raccontato da lui, non ha potuto farlo, ma può essere concretamente immaginato leggendo le altre testimonianze, di quelli che hanno avuto la sorte di ritornare.

Monza, novembre 2018  

Paolo Picco (nipote di Egidio)


[1] Un sincero ringraziamento alla prof.ssa Paola Chiesa, studiosa di storia militare, per il reperimento, nei vecchi archivi militari, di questo verbale e dello stato di servizio di Egidio Picco.


Egidio Federico Picco era nato a Monza il 1° marzo 1914 da Luigi e Annetta Colombo. Dopo la Laurea in Medicina e Chirurgia, è ammesso il 14 agosto del 1940 alla Scuola di Applicazione della Sanità di Firenze quale Aspirante A.U.C. al corso per Allievi Ufficiali nella specialità di Medicina e Chirurgia dalla quale successivamente il 15 ottobre viene nominato Allievo Ufficiale.

Superato il corso il 27 gennaio 1941 viene nominato Sottotenente di Complemento del Corpo Sanitario Militare nel ruolo Ufficiali Medici per essere inviato in prima nomina al 27° Reggimento di Artiglieria della Divisione n° 6 “Cuneo” nella sede di Milano. Trattenuto in servizio, dopo un periodo presso il 3° Reggimento Genio a Laveno, il 22 marzo 1942 giunge al Deposito del 26° Reggimento di Fanteria della Divisione Bergamo a Latisana (UD) per venire successivamente incorporato nel 278° Reggimento Mobilitato della Divisione di Fanteria 156 Vicenza per poi trasferirsi nella sede divisionale di Bergamo dalla quale partirà per il Fronte Russo il 1° ottobre 1942.

Di lui un ricco epistolario alla famiglia dal quale riportiamo l’estratto di alcune lettere inviate inizialmente dalla sua partenza per il Fronte Russo da Bergamo nelle quali viene descritto il viaggio di trasferimento. Poi l’arrivo in Ucraina, le prime destinazioni ed i compiti svolti fino a giungere al fronte a ridosso del Don, il tutto raccontato con una piacevole e rassicurante narrazione ricca di particolari.

Con il semplice intento di rendere memoria ad un giovane e bravo Medico desideriamo trasmettere tra le sue righe il profondo e sincero impegno, al suo senso di dovere sia come soldato che come Medico, la sua ricchezza di umanità, l’attaccamento alla fede ed alla famiglia.

 

Bergamo 22.9.1942 XX

Solo oggi è stata comunicato il giorno e l’ora della partenza del mio scaglione: 1° ottobre alle ore 23.  

I miei preparativi personali sono ormai al completo o quasi. Oggi ho eseguito la 2ª iniezione anticolerica. Marce e tiri non ce ne sono più.

Tutto è concentrato sulla partenza. Sto studiando il nuovo metodo di trasmissione delle notizie.

Egidio Picco è ancora a Bergamo ove era giunto dal Comando al Deposito del 26° Reggimento di Fanteria  da Latisana (UD) da dove era stato inquadrato nel 278°Reggimento poi della Divisione Vicenza. Nella lettera ci sono tre messaggi: 1°) Il suo Battaglione, il I 278°, ha prevista la partenza da Bergamo il 1° ottobre 1943 alle ore 23;  2°) è stata somministrata ai reparti la profilassi anticolerica;  3°) vuole studiare un metodo per comunicare con la famiglia eludendo la Censura.

P.M.156 24/9/1942

ormai la partenza è certa per il 1° ottobre. Ho terminato oggi le iniezioni. Il conto della mensa è da oggi chiuso. Abbiamo ricevuto

l’ordine di versare tutto il materiale di casermaggio, sono stabiliti gli orari dei convogli ferroviari, la loro composizione e gli orari di marcia verso il confine. Il mio equipaggiamento è al completo. Già ci hanno fatto firmare la delega per pagare una parte del nostro stipendio direttamente alla famiglia a 1/2 del Distretto. Non si potrà portare oltre il confine più di 304 lire, pari a 40 marchi. Questa settimana è stata per me particolarmente intensa di lavoro.

Egidio Picco è ancora a Bergamo, deve versare il materiale di casermaggio (coperte, lenzuola, ecc.), ha ricevuto gli orari dei convogli e la composizione. Ha completato l’equipaggiamento.

Una nota importante è che la valuta consentita oltre confine sarà di 304 Lire al cambio 40 Marchi tedeschi. Il resto dello stipendio potrà essere versato direttamente alla famiglia tramite delega.

Fortezza, 3-10-42

da presso il Brennero vi invio il mio saluto affettuoso

Egidio Picco è ancora in Italia, a Fortezza in Provincia di Bolzano e si appresta a varcare con la tradotta il Paso del Brennero

Leopoli, 7-10-1942

il viaggio prosegue regolare e calmo. Dopo l’Austria, la Germania e la Slovacchia siamo entrati nella Galizia e andiamo verso l’Ucraina.

Il tempo si mantiene bello, i viveri non ci mancano. Qui si cominciano a vedere i segni della guerra.

Attraversando la Polonia si vedono già i segni della guerra dell’Operazione Barbarossa lasciati nel 1941

19/ottobre/1942 XX

finalmente una sosta, grazie al tempo piovoso, mi permette di inviarti uno scritto. Non mi sto a perdere in descrizioni d’ambiente e panoramiche.

Più ti interesserà sapere che siamo arrivati a 16 dopo 4 giorni di marcia (un vero calvario) da ..NERO CENSURATO.. dove ci aveva portato la ferrovia. Ora ci porteremo una sessantina di km a est dove risiederò con il comando di Btg a ..NERO CENSURATO..

In questi giorni di marcia abbiamo provato qualche disagio di fatica e di rifornimenti, dovendo improvvisare un alloggio quando già il sole era tramontato e il vento della notte faceva sentire il suo rigore.

Uno svantaggio non indifferente è dovuto al fatto che alle 16 si fa buio fino alle 5.30 del mattino quando si è in partenza.

Egidio Picco mette in atto il codice che aveva studiato per comunicare infatti scrive dei essere arrivato a “16” , semplicemente un numero ma che doveva significare una località.

Poi interviene la CENSURA cancallando la località di arrivo scritta in chiaro che comunque è Kupiansk.  

Anche la località dove dovrà risiedere il  278° Reggimento è oscurata dalla censura ma sappiamo essere  in zona di Rovenchi – Belovodosk.

Una nota è sulla durata del buio o della notte, dalle 16 alle 5,30, dunque poche ore di sole e questa sarà una caratteristica descritta ricorrentemente nelle sue lettere e che sarà un dato molto importante per poi comprendere alcuni aspetti de ripiegamento dal Don.

25/10/1942 XX

Qui si vive in un guscio chiuso: siamo a poca distanza dal fronte, ma se ne sa meno che essere a Monza. Il tempo è eccezionalmente favorevole per temperatura e serenità.

La sistemazione nostra è ancora di là da venire, ed io persisto finchè me lo permette il tempo, ad essere ospite in paese dove mi sono sistemato per benino, anche se al mattino devo fare un buon 4 Km a piedi per raggiungere la caserma.

Ci si alza al mattino al sorger del sole (ore 5 nostre) e ci si corica subito dopo il tramonto (ore 17 nostre) giacché il problema dell’illuminazione è insormontabile.

Mi domandavo ieri quale possa essere la nostra funzione d’essere qua e l’ho constatata nulla all’infuori del fatto di provare i rigori dell’inverno russo.

 

P.M.156 30-X-1942 XX

la sistemazione nostra è terminata in modo discreto. Ormai la giornata si svolge con ritmo e con metodo non priva delle passate occupazioni e qualche volta preoccupazioni: l’infermeria, gli ammalati delle 3 Compagnie mie dipendenti, una a km 18, una a km 9 alla quale anche ieri ci sono andato col cavallo (ritornerò a casa avendo un mestiere di più), infine la mensa: gira e rigira è ricaduta sulle mie spalle, pazienza!

Egidio Picco evidenzia di essere ormai sistemato nella nuova sede di Rovenchi e di aver iniziato le attività sanitarie per una competenza di 3 Compagnie

5 Nov 1942 XXI

Attendo a giorni la promozione a tenente.

Qui le misure invece che a metri si fanno a chilometri. Il sole sorge sempre prestissimo rispetto al mio orologio e tramonta pure prestissimo (ore 4.30). Ovunque prati secchi, sterpaglia e piccoli boschetti.

La vita è monotona al massimo: i giorni sono tutti uguali. Non si vede più un vestito a festa, non si sente un tocco di campana, non ci si accorge più del 28 ott – 4 nov – giorno dei santi, giorno dei morti: sempre uguale.

Ora mi tocca occuparmi di tutt’altre cose: mensa, viveri, legna, oscuramento, miele, burro, barbabietole, ammalati, autocarrette, muli, cavallo, ricoveri, pagliericci, pidocchi, topi, febbre ecc. ecc. e tutto è difficile a farsi, impossibile il più delle volte.

Ed intanto i giorni passano e si tira innanzi.

Egidio Picco evidenzia la monotonia delle varie attività in un ambiente triste privo di colori e di stimoli ove il sole tramonta presto nel pomeriggio, nell’ attesa della promozione a Tenente (che non giungerà mai).

6-11-1942 XXI

Notizie mie interessanti non ne ho. Immaginati che siamo sistemati alla bell’e meglio in una ex-scuola russa un po’ diroccata ma che con opportune riparazioni di fortuna è diventata abbastanza ospitale. Poi si sono occupate alcune case borghesi dove mettere l’infermeria, la fureria, la cucina ecc..

Ma ti devi immaginare il lavoro da farsi così senza mezzi, senza uomini competenti a disposizione; hai visto gente che ha sempre fatto il contadino diventare macellaio, falegname, muratore e io stesso più che il medico finora, e speriamo tutto inverno, ho fatto il raddrizzachiodi, lo spaccalegna, il cuoco, lo scaricatore, il disinfestatore di letti ecc. ecc.

La mattina sveglia alle 5.30; poi colazione con burro, miele e  caffelatte.

Quindi un giro in cucina:  spartizione dei viveri alla mensa della compagnia, stesura del menu, un occhio al fuoco e uno alla gavetta, visita medica.  4 volte alla settimana in autocarretta gita alle diverse compagnie distaccate per la visita medica. 2 volte la settimana, nel pomeriggio, una galoppata di 40 minuti sul cavallo per andare alla Cp più vicina. A mezzogiorno mensa il cui menu è di questo tipo: pasta al sugo o risotto; carne con patate o barbabietole; formaggio o marmellata; pane a volontà (400 gr a testa: ne ho d’avanzo); caffè (proprio quello vero).

Egidio Picco sempre a Rovenki spiega che si sono occupate una ex scuola ed alcune case per insediare le opportune attività, dalla fureria alla cucina ed infermeria.

Ma non si limita a fare solo il Medico. Visita le varie compagnie distaccate con l’autocarretta OM37 quattro volte la settimana poi usa il cavallo per recarsi a quella più vicina. Comprendiamo pertanto che il 278° Reggimento è frazionato sul territorio.

Si mangia, il rancio è sufficiente, vi è pure il caffè, “quello vero”.    

P.M.156 12/nov/1942 XXI

Ieri ci hanno distribuito i cappotti con pelliccia: vanno molto bene e sono arrivati a buon punto giacchè da quattro giorni fa freddo sul serio: al mattino il termometro scende a -17.

Tuttavia non si ha l’impressione che faccia così freddo, alla stessa temperatura a Monza c’era da morire. Il tempo è sempre sereno.

L’altra notte abbiamo assistito da lontano a un bombardamento aereo. Sembra che a giorni ci spostiamo in città.

Egidio Picco informa che sono stati distribuiti i cappotti con la pelliccia interna. Questa informazione è importante perché, diversamente dalla sensazione che possano aver fornito alcuni racconti sull’ARMIR, si comprende che le dotazioni invernali erano previste.

In novembre al mattino la temperatura era -17° ma la sensazione del freddo era molto diversa che in Italia.

Prime avvisaglie della guerra, da lontano una incursione aerea con bombardamento.

P.M.156 - 19-NOV-1942 XX

Continuando le belle tradizioni del Reggimento già abbiamo effettuato un primo trasloco: è nostro destino non stare fermi in un luogo più di uno o due mesi: v. Sagrado, Bergamo, Gandino, Borno, Bergamo, ecc. Lo spostamento è stato minimo (5 km) verso il centro abitato: abbiamo guadagnato in comodità di ambiente e di posizione rispetto alle strade (rare) di grande comunicazione (che ora sono come tutte le altre e peggio lo diventeranno in seguito), ma abbiamo perso in sicurezza (partigiani), in freddo (più esposti ai venti del nord), in pericolo di essere spezzonati dal cielo: a proposito, da tre sere ci vengono a trovare, poca roba però!

Ma qui si vive dalle 3 del pomeriggio alle 6 del mattino al lume della lampada a petrolio (finche` ce ne sarà). Ma che vita: sempre affumicati dalla stufa a legna, dalla polvere dei muri o del pavimento, dal fumo del petrolio che ti annerisce tutta la faccia dopo una mezz’ora che ti sei messo a leggere o a scrivere. Poi passa un’ora, passan due ecc. fin che ti sembra un giorno che sia notte: guardil’orologio e sono appena le cinque, le sei!! Se ti sforzi di continuare a leggere ti piangono gli occhi; uscire è pericoloso perché c’è il coprifuoco; e poi, come ora, nevica a larghe falde: uscire a fare, a bagnarti i piedi? Ti metti a discorrere, magari a luce ridotta. Andare in infermeria a vedere gli ammalati è inutile, la luce incerta e tremula delle lampade ti crea certe fisionomie, certe ombre sui volti, certi colori!.... E così si tirano le 6 1/2. Si va a cena, poi una partita a carte, sforzi sovrumani per vedere i segni. Andiamo a letto, sarà tardi.

Macché sono le 8 1/4. A letto ugualmente e si dorme se il crepitio della legna che arde o il rosicchiare del topo, anzi dei topi che fanno festa non ti svegliano e ti costringono ad andare a vedere se non ti rovinano la cassetta o il pastrano a pelo o il telo tenda ecc. ecc.

Quanto al vitto, finora non mi manca nulla, nemmeno quei generi così rari da voi come il burro, miele, carne. Solo ci manca la verdura fresca così fragrante, i condimenti, la frutta: di essi si sente proprio un bisogno prepotente. Qui tutto è conservato, sente di chiuso, di stantio. Tuttavia siamo in condizioni di salute buonissime: io vedo che tutti i miei ufficiali e soldati sono ingrassati e più coloriti del solito.

Anche i chiedenti visita sono un’assoluta minoranza e i veri ammalati scarsissimi: ti basti dire che in un mese di Russia e più, solo 4 ricoverati in ospedale, 3 all’infermeria, quando invece a Bergamo, Borno, Gandino ecc. la media era di 20-25 ospedalizzati e 5-10 in infermeria: è però vero che qui la distanza e l’assenza del medico svaluta automaticamente i malanni.

Dopo il primo trasloco mi sono piazzato in una casa che è una mezza baracca messa insieme con fango, legno, rottami di ferro, paglia, sassi e così via. Una specie di anticamera, uno sgabuzzino puzzolente adibito a ripostiglio senza aria e senza luce, un locale dal soffitto che ti sta ..... , pavimento di terra che non si può mai scopare a modo e freddo e umido tanto che ho dovuto d’urgenza farlo ricoprire con assi di legno.

Una stufa dal forno interminabile, ma che fiammeggia abbondantemente e quel che più importa riscalda poco poco anche perché le piccole finestre bastano anche così a soffiare aria da ogni parte. D’un lato si è a piano rialzato, dall’altro mezzo in cantina. Prossimamente sotto neve: allora forse non soffierà più dentro aria fredda!

 

In questa lettera Egidio Picco comunica che si è concluso un ulteriore trasferimento che sappiamo sia nella cittadina ucraina di Belowodsk –  (in Ucraino Bilovodsk), centro di circa 10.000 abitanti della regione di Luhans'k a 50 km sud di Kantemirovka e 110 da Rossosh ed al confine con la Russia. Era il centro di una vasta area di operazioni della Divisione Vicenza che vedeva il Centro di Comando del 278° Reggimento a Rovenki, molto a sud. Egidio fa sapere che è passato da una zona rurale ad un cento abitato di tipo urbano, migliorando lo stile di vita ma venendo più soggetti al rischio degli attacchi di partigiani.

La vita quotidiana si svolge quasi sempre al buio, perché come già ricordato, il sole tramonta nel primo pomeriggio ed è consigliabile rimanere negli alloggi, complice anche il coprifuoco, illuminati da flebili candele o stoppini immersi nel petrolio.

Si mangia bene ed abbondantemente, molti sono pure ingrassati, però manca la frutta fresca e la verdura.

Lettera senza data

Mi hanno dato da una settimana il pastrano a pelliccia, con esso e il sacco a pelo ecc. ecc. mi trovo benissimo. Però non siamo ancora finiti finora sotto i -17°: c’è ancora parecchia strada per arrivare ai -35° o -40° preventivati, ma se va così ci si arriverà gradualmente. Il mio raffreddore riacutizzatosi durante la marcia di trasferimento (14-21 ottobre) ora se ne sta assente, e speriamo almeno fino al mio ritorno a casa. Questo primo locale l’ho diviso in due col telo tenda: da una parte ho fatto la mia stanza, dall’altra il posto di medicazione. E’ un po’ ristretto ma può andare. Un altro locale è grandissimo: l’ho adibito a infermeria. L’ho trovato già corredato di una quindicina di letti in ferro un po’ sgangherati, con l’elastico....di assi, e il materasso....da fare con la paglia. Lenzuola: dopo la vittoria. Coperte: quelle che si porta il soldato sullo zaino. Per la sua vastità fa un freddo cane e da domani si inizierà la costruzione di una stufa di fortuna.

Egidio Picco spiega che oltre al pastrano foderato di pelliccia ha ricevuto anche un sacco a pelo che sono sufficienti per le temperature notturne rilevate a -17°, però ragiona che le previsioni per l’inverno portino ad un abbassamento anche a -40°, ma aggiunge che ci si arriverà gradualmente.

Il dormire ? su un letto di paglia, rimandando il piacere delle lenzuola a tempi migliori.

Belowodsk, 28 novembre 1942 XXI

ho trovato, di ritorno da un lungo e movimentato viaggio di 280 km, un’ora di quiete per scrivervi. Ieri mattina sono partito per Starobelsk e per Swatovo per ritirare i medicinali e la posta del Battaglione e la pomata anticongelante. Siamo partiti con una autocarretta e dati alcuni fatti precedenti con tre uomini armati di moschetto, fucile mitragliatore, bombe a mano.

Tirava un vento fortissimo ma non freddo: tempo nuvoloso tanto che dopo mezz’ora di marcia si scatenava una bufera di neve, sai, di quelle che si vedono al cinema o si scrivono nei libri di Russia o di Siberia: vento, freddo, neve, ghiaccio dappertutto. L’autocarretta faceva acrobazie per tenere la strada, salvo qualche istante di fiato sospeso quasi ci si divertiva. In queste condizioni la velocità di marcia, preventivata in 30km/ora, si aggirava sui 12-15 km orari. Fu così che la notte dovemmo passarla fuori casa, al comando di tappa 126 in Starobelsk.

Ed è stata un fortuna giacché la mattina dopo ripartiti, facemmo i 60 km che ci mancavano di ritorno in ben 3 ore e 1/2 a causa della continua rottura (ben 16 fermate) delle catene delle ruote. Poi, bene o male, siamo arrivati all’ovile e tutto è passato tranne il freddo ai piedi che solo adesso sta diminuendo.

E` molto prossimo un nuovo spostamento: prendete la cartina dell’Europa centro-orientale (quella grande): partendo da Belovodsk andate in direzione ovest per circa 60 km a Starobelsk: di qui piegate verso nordnord- ovest e sfiorando Kupianks risalite lungo la linea ferroviaria a Valuiki; qui sarà il capo e noi membra ed anche, come ora, estremità nella zona attorno in un raggio che va dai 50 ai 100 km; il fronte ci si sarà avvicinato ed in un punto critico; prevedo che staremo più allegri. Per ora vi assicuro che sarà una bella carovana di carrette, slitte e altre troike russe seguite dai fanti instancabili che batterà il ghiaccio e la neve della Russia. Ma non preoccupatevi perché ormai siamo allenatissimi ai traslochi, anzi credo che ci specializzeremo e ci daranno, a campagna terminata, un distintivo speciale. La mia salute continua bene: mi sono comperato un cappello russo di cuoio imbottito di ovatta con paraorecchi, parafronte e paracoppa foderato in pelo. L’ho provato ieri e ci si sta benone: meglio ancora poi adesso con sotto il passamontagna.

la lettera di Egidio Picco non è stata colpita dalla Censura, addirittura indica di come leggere una carta geografica dell’Ucraina che ha lasciato a casa proprio per far sapere dove fosse andato. Nelle indicazioni   sono riportati in chiaro i nomi di alcune località ucraine visitate durante un viaggio per approvvigionamento del magazzino sanitario e per ritirare la posta, quali Belowodsk, Starobelsk e Swatowo, a bordo di una autocarreta a benzina OM37, scortata da uomini armati, accennando precedenti probabili  attacchi  di partigiani. Il 26 di novembre, pochi giorni prima, a Gujana Balka una Compagnia del III/277° a seguito di un’imboscata ebbe 20 soldati uccisi.

Viene anticipato un possible spostamento a Valujki indicandola come possibile nuova sede, sempre in Ucraina ma più vicina al fronte.

Kantemirowka 2/12/1942

Oggi è stata una giornata fredda (-22C) sono giunti a buon punto il passamontagna le ginocchiere e il maglione.

Seguo la marcia in slitta.

 

Sempre in chiaro e senza censura si indica la tappa a Kantemirowka in una giornata a -22° in uno spostamento fatto a bordo di una slitta.

Mitrofanowka, 8/12/42

La marcia solo di 9 km. Appena arrivato mi sono recato all’ospedale da campo a trovare il “primario” d’ieri e lì ho avuto la fortunata combinazione di ascoltare la S.Messa: era dal 2 ottobre che non avevo avuto più la possibilità di farlo. Infatti il nostro cappellano reggimentale non si è ancora visto al Battaglione.

A Mitrofanovka a nord ovest di Taly, 30 km a sud di Rossosh  assiste alla Santa Messa, ricordando che il Cappellano  militare del 278°, don Giacomo Volante, non era ancora stato visto al Battaglione.

16 dicembre 42 Anno XXI

Mi trovo qui al comando del Reggimento. Per servizio circa 10 km più avanti del mio Battaglione.

Il tempo è freddissimo e i piedi protestano un po’, ma vedo che il fisico resiste magnificamente anche ad altri 15 gradi più sotto. Qui la neve è alta circa 50 cm, gelata, ci si scia e slitta che è un piacere.

La gente di Russia non offre più alcuna novità per noi: sempre uguale, sempre ospitale.

Ora siamo in una zona anche più italiana, giacché la nostra Divisione è entrata a far parte del Corpo d’Armata Alpino comprendente le Divisioni Alpine Julia, Tridentina e Cuneense.

Ad ogni modo a giorni entreremo in linea di II schiera alle divisioni Alpine che sono schierate sul Don: si comincerà la vita dei camminamenti e delle trincee sotterranee.

Il morale è sempre alto, la salute buona, di mensa penso non se ne parlerà più per molto tempo: si mangia col soldato e quello del soldato. Debbo convenire, come del resto ho fatto presente ai miei superiori, che talvolta è poco !

Dai primi di dicembre la Divisione Vicenza entra a far parte del Corpo d’ Armata Alpino. Il 10.12.1942 (giovedì) –  giunge a Morosowka (Rossosh) il I Battaglione del 278° Reggimento e succcessivamente prende posizione a   Ssudjewka – Nikolajewka,   

Picco indica che il 16 dicembre si trova presso il Comando del 278° Reggimento che invece è a Podgornoje .  Già ha avuto notizia di un imminente trasferimento in seconda schiera sulla linea del Don, infatti il I Battaglione del 278° rimanedo  in carico alla Divisione Vicenza, sarà in seconda schiera al Battaglione Alpini Vestone della Tridentina.

17/12/1942

Qui ci metteremo nei “bunker”: immaginati una serie di ben robuste camerate sotterranee unite da un corridoio pure sotterraneo, con tanto di finestre, porte, stufe, ecc. ecc, ma tutto sotterra dai tre ai sei metri, di cui alla superficie non sovrasta che una leggera cupoletta quasi invisibile. Qui passeremo l’inverno se non occorrerà sloggiare prima per l’una o per l’altra ragione.

Dove siamo ora ci sono gli alpini della Tridentina, della Julia, della Cuneense e noi, allenati ai monti di Gandino e di Borno, cercheremo di non sfigurare.

Intanto dal 30 novembre, quando abbiamo lasciato l’ospitale Bielowodsk, ho dimenticato la mensa e tutte le mense: si vive e si mangia come il soldato, ma io sono contento ugualmente perché permette di misurare il suo sacrificio e la sua sofferenza. Peccato però che la legge del fronte sia così rigida e intransigente da non permettermi speciali agevolazioni, ma già il soldato la capisce e soffre con maggior coraggio e in silenzio. E’meraviglioso in ciò il soldato italiano. Quanto alla mia giornata è sempre delle più attive giacché ancora ho delle compagnie distaccate e permettendo o no il freddo, devo andare a trovarle. Mi sono fatto ormai specialista in slitta, è un altro mestiere o arte che dir si voglia da imparare e da mettere da parte: quella del vetturino.

Egidio Picco ormai è in un caposaldo, protetto sotto terra. Pronostica già che da li si dovrà sloggiare per svariate ragioni ma si comprende dall’ironia che ha compreso quale sia la situazione. Pur ammettendo che i Fanti della Vicenza hanno una preparazione diversa da quella degli Alpini, orgogliosamente è sicuro che non sfigureranno al loro fianco:

E’meraviglioso in ciò il soldato italiano.

 

(23 dicembre 1942)

finalmente ci siamo fermati: per forza si dovrebbe dire, altrimenti bisognerebbe andare al di là del Don. La nostra Divisione sta dando il cambio alla Julia, niente di meno! Per ora siamo di rinforzo alla prima linea sul Don all’altezza di Boguschar. Viviamo per ora semisotterrati in bunker fatti di tronchi d’albero. Dentro sembra di essere in un ambiente silvestre sul tipo della capanna di Biancaneve e i sette nani. Tutto si muove in mezzo alla foresta. Ti immagini di dover passare giorni e settimane in mezzo a un bosco del parco di Monza, tutto coperto di neve, senza vedere nessuna persona viva che non fosse un tuo soldato o un tuo ufficiale, senza vedere nessuna macchina che non fosse quelle poche slitte con i soliti cavalli che ti servono per la spesa e per i lavori di fortificazione e di sistemazione? Non aver più la cognizione del tempo, dei giorni feriali o festivi; il non veder più nessun tipo di russo né italiano né di alcuna altra razza! Il non sentire più che il parlare italiano dei tuoi soldati che in più dei casi si limita a quelle poche parole inerenti il servizio militare?

Si vive per 14-16 ore sottoterra, isolati completamente dal mondo. Si attende con sete indicibile una notizia del mondo che si agita: qui, per quanto attori della guerra, non ne sappiamo niente o meglio sappiamo solo quello che succede in queste immediate vicinanze, che forse e` poco, quasi nulla, forse è molto di tutto il complesso della guerra.

Intanto le acque del Don, fino a qualche giorno fa ghiacciate, si sono in questi giorni sgelate. Il tempo e la temperatura hanno del miracoloso questo inverno: fa sì e no -1 -2, e siamo già, pensate, al 23 dicembre.

Egidio Picco descrive in modo preciso la vita nei caposaldi ora che la Julia è stata trasferita a Selenyj Jar, ironizzando sul quotidiano ma evidenziando l’incertezza del momento anche per la quasi totale mancanza di informazioni sull’andamento della guerra.

Intanto sebbene sia la fine di dicembre, la temperatura tende ad alzarsi quasi miracolosamente a -2°.

24 Dic. sera 1942

Domani finalmente avremo la S.Messa. Pensate che è la prima volta dopo la partenza da Bergamo che il cappellano del Battaglione si fa trovare con noi. Vi ho scritto che l’ultima S.Messa ho avuto la combinazione di ascoltarla il giorno dell’Immacolata a Mitrofanowka: questa sarà la seconda dal 2 ottobre a questa parte. Fa male, molto male all’anima e alla mente questo digiuno dall’atto essenziale della nostra fede. Ora che tutti i reparti del Reggimento. Sono vicini speriamo che anche la S.Messa si celebri più di frequente presenti i reparti.

Stiamo dirimpetto a Pawlowsk, proprio sopra a dove, in seguito a un balzo in avanti dei rossi, si è andata creando una sacca per la contromanovra italo-tedesca: è quell’azione cui si riferiscono le parole dei nostri bollettini di questi giorni “sul medio Don”.

Noi qui siamo al sicuro: la linea nostra di difesa è formidabile: gli uomini ben protetti sia dai proiettili che dalle intemperie.

È la vigilia i Natale 1942 Egidio Picco si sofferma sulla fede e la mancanza dei Sacramenti al fronte. La Divisione Vicenza dispone di 3 Cappellani Militare per quasi diecimila soldati sparsi in un territorio di quasi sessantamila chilometri quadrati difficilmente praticabili per le scarse vie di comunicazione, le condizioni atmosferiche e le insidie del nemico. Don Giacomo Volante era il Cappellano del 278° apparteneva ad  un ordine di Frati e vestiva preferibilmente il saio.

La Censura non limita più le informazioni, infatti viene indicata la località di Pawlowsk che si trova sulla riva del Don.

P.M.156 – 29 Dic. 1942 XXI

Qui siamo accantonati in bunker sotterranei in pieno bosco a ridosso della prima linea. Ciononostante si vive abbastanza tranquilli: la nostra linea è fortissima, ben guarnita e non lascia preoccupazione.

Non sono 10 giorni che vivo continuamente fra queste piante, questi bunker, con le solite conosciute persone, completamente isolato dal mondo vicino e lontano. Così ci auguriamo di essere tutto l’inverno, questo inverno russo che fa sentire i suoi rigori (da giorni la temperatura oscilla fra i -25 e i -37 gradi sottozero.

Ma, a dir la verità, forse perché le mie ore di permanenza all’aria aperta, forse per il buon equipaggiamento, non mi accorgo di queste temperature che fanno più spavento a sentirle che a provarle. Certo però che i miei soldati ne sentono i dannosi effetti: speriamo che presto arrivino mezzi più adeguati alla bisogna.

Qualche mio collega degli altri battaglioni si trova già in linea. Il mio battaglione è per ora di rincalzo e fa opere di difesa e di fortificazione.

Egidio Picco descrive in modo decisamente calmo la vita al fronte. Non si lamenta ma ironizza in modo sottile, vuole così trasmettere tranquillità ai suoi famigliari. Però la temperatura ha ripreso a scendere a -37° ma, ricorda di essere ben protetto dal freddo presso un reparto di rincalzo a non diretto contatto con il nemico.

P.M.186 30/XII/42 – XXI

la nuova marcia di trasferimento ciha portato in piena solitudine, nientemeno che in trincea, ma vi ripeto che non mi trovo male nemmeno qui. Dormo nel mio letto, dentro il sacco a pelo, ho una stufa nella mia cameretta di alberi, paglia e terra. Sento il cannone e le mitraglie, vedo il Don, i russi sull’altra sponda, i [non si legge].

Ma nulla di terrificante finora, quindi state tranquilli e speriamo in bene.

Oggi sono stati fatti 4 prigionieri russi, o meglio quattro russi si sono dati disertori, erano laceri, conciati da far pietà, da quattro giorni non mangiavano e, pur essendo convinti secondo la loro propaganda che gli italiani li avrebbero uccisi, tuttavia non hanno esitato a darsi nelle nostre mani.

Questo con altre notizie ci fa sperare in bene se non altro di stare tranquilli per tutto l’inverno.

Egidio Picco alla vigilia del nuovo anno si trova ora in linea con il nemico, in trincea. Ma anche questa situazione tragica viene descritta e trasmessa in modo semplice e tranquillizzante, sembra quasi di essere in una situazione diversa dalla realtà, anche il futuro non sembra incerto o almeno è quello che lui vorrebbe trasmettere.

6 gennaio 1943

E` veramente strana questa vita tutta in mezzo al bosco separati completamente dal mondo. Grazie degli auguri vostri e delle vostre cartoline. Vi assicuro della mia buonissima salute.

Un affettuoso abbraccio e un caldo bacio

Egidio

Ps: Nei momenti di sosta penserò il programma dei festeggiamenti di inaugurazione della "villa di campagna"

Questa è l’ultima lettera del Sottotenente Medico Egidio Federico Picco pochi giorni prima dell’ordine di ripiegamento. Quasi con rassegnazione trasmette il fatto di vivere una situazione surreale, veramente strana dice lui. Però rincuora di essere in buonissima salute inviando un caldo bacio pur essendo la temperatura esterna a -37° !

L’ultimo suo pensiero giunto alla famiglia è per il festeggiamento dell’inaugurazione della “villa di campagna” quasi per voler esorcizzare la situazione in cui stava vivendo al fronte.

Dopo questa lettera di lui solo il silenzio.

Il 17 gennaio 1943 il I Battaglione del 278° Reggimento al comando del Maggiore Michele Campanella inizia le operazioni di sganciamento dal fronte.

La Protezione ripiegamento verrà effettuata dal I/278° più la Compagnia del II/278°, che avrà occupato la località di Witebsk–Ssaprina–Stanowoj–Wakulin.  

Quando i reparti del I/278° saranno raggiunti dalle estreme pattuglie di retroguardia del grosso divisionale, ripiegheranno insieme a questo coprendo il ripiegamento. Il Battaglione avrà a disposizione 3 stazioni R.F.1 assegnate dal Comando del 278° Fanteria.  

L’ itinerario prevedeva il raggiungimento di Podgornoje per poi dirigere a Postojali

Assieme al Sottotenente Medico Egidio Picco ci sono l’Aiutante Maggiore in 2ª di Battaglione Tenente  Guido Avallone, il Sottotenente Ugo Rubeo, il Tenente Dante Mastronardi Vice Comandante  della 3ª Compagnia, il Sottotenente Ferruccio Cossini della Compagnia Comando, il Sottotenente Vito Sammali Comandante Plotone Esploratori della Compagnia Comando.

Il Sottotenente Vito Sammali riferisce di aver ripiegato su Podgornoje e poi su Valujki ove il 26 gennaio sarebbe stato fatto prigioniero con altri uomini della colonna.

il Sottotenente Ferruccio Cossini riferisce di aver ripiegato assieme al Colonnello Romeres fino alla cattura avvenuta a Warwarowka il 23 gennaio.

Il Tenente  Guido Avallone riferisce di aver ripiegato in secondo scaglione al Battaglione Alpini Vestone fino a Popowka, per poi seguire fino alla balka di Warwarowka il 23 gennaio per venire tutti catturati alle ore 15.

il Tenente Dante Mastronardi riferisce in una sua lettera alla famiglia: il povero Egidio, mio caro amico, medico del mio Battaglione, fu fatto prigioniero con me, con il grosso insomma del Reggimento, a Warwarowcka il 23 gennaio '43.

Si disse, con quel caos che avvenne, che a Egidio era stato dato il compito di organizzare una specie di ospedale in una chiesa abbandonata, per dare la prima assistenza ai moltissimi feriti e congelati.

Noi, col colonnello Romeres in testa, i maggiori e quasi tutti gli altri ufficiali del reparto, fummo avviati verso l'est, a piedi, affamati, con freddo intensissimo, insomma cominciò la nostra odissea.

Egidio nella colonna non c'era, nè mai più l'ho visto, nè sentito di lui in prigionia.

Del 278° Reggimento risultano Caduti 121 Ufficiali di cui 58 in prigionia e 63 dispersi in località non note.

1 colonnello, il Comandante Gaetano Romeres in prigionia;

6 maggiori di cui 3 in prigionia e 3 dispersi in località non note;

13 capitani di cui 8 in prigionia e 5 dispersi in località non note;

56 tenenti di cui 24 in prigionia e 32 dispersi in località non note;

45 sottotenenti di cui 22 in prigionia e 23 in località non note.

Dalla prigionia inoltre risultano rientrati 20 ufficiali del 278° Reggimento.

Il Sottotenente Medico Egidio Federico Picco del I Battaglione del 278° Fanteria, catturato a Warwarowka come gran parte dei componenti del suo reparto non è stato censito in nessun campo di prigionia sovietico.

Di lui rimangono nel ricordo dei famigliari le sue lettere conservate, trascritte e poi pubblicate dal nipote Paolo. In questi fogli da cui viene ancora trasmesso il carattere solare e positivo di Egidio, che voleva ironizzare in modo sottile sul vivere quotidiano al fronte orientale e che per non fare impensierire chi era rimasto a casa vuole programmare un prossimo appuntamento per il suo ritorno come traspare dal suo ultimo pensiero proiettato ad un futuro gioioso e spensierato:

“Nei momenti di sosta penserò il programma dei festeggiamenti di inaugurazione della villa di campagna"

(Comitato della Divisione Vicenza)


NEL TESTO SONO CITATI I SEGUENTI NOMINATIVI:

 

Magg. S.p.e. Michele CAMPANELLA di Giovanni,  (da Torremaggiore - Foggia) 

I/278° Rgt. - Comandante I Battaglione (già MBVM nel 1918)

Deceduto il 3.3.43 in prigionia, campo 74 di Oranki – Оранки  

 

Ten. Cpl.Guido AVALLONE   (da Napoli)

I/278° Rgt  -  Aiutante Maggiore in 2ª di Battaglione

Catturato a Warwarowka - Варваровка il 23.1.1943,

rientrato dalla Prigionia dal Campo 160 di Susdal - Суздаль

 

S.Ten. Ugo RUBEO (da Tagliacozzo – L’Aquila)

I/278° Rgt.

Fatto prigioniero dopo il 23.1.1943 a Warwarowka - Варваровка,

risulta Disperso dal 31.1.1943

 

Ten. Cpl. Dante MASTRONARDI   (da Poggio Sannita – Campobasso – Residente a Biella).   

I/278° Rgt – Vice Comandante 3ª Compagnia - Comandante Plotone esploratori

Catturato a Warwarowka - Варваровка  il 23.1.1943,

rientrato dalla Prigionia il 23.4.1946 dal Campo 160 di Susdal – Суздаль

 

S.Ten. Cpl. Ferruccio COSSINI (da Trieste)

I/278° Rgt - Compagnia Comando

Fatto prigioniero il 26.1.1943, rientrato dopo la Prigionia nel Campo 160 di Susdal  - Суздаль

 

S.Ten. S.p.e. Vito SAMMALI   (da Lecce)

I/278° Rgt – Compagnia Comando - Comandante Plotone esploratori

Fatto prigioniero Valujki - Валуйки il 23.1.1943, trasferito a Krinovaja - Хреновое fino a marzo, poi Campo 74 di Orankj - Оранки fino a novembre e successivamente nel Campo 160 di Susdal - Суздаль fino all’aprile 1946.  Rimpatriato il 7.7.1946 dopo la Prigionia

 

Ten. Cappellano Don Giacomo VOLANTE  (da Diocesi di Alessandria)

278° Rgt. - Cappellano Militare

Deceduto il 13.2.43 in Prigionia, località Krenowaja, campo 81 Krinovaja - Хреновое

 

Maggiore S.p.e. Guglielmo FABROCINI (da Torino)

Battaglione Morbegno del 5° Reggimento Alpini

MBVM


Copia del libretto "LETTERE DAL FRONTE RUSSO
ottobre 1942 – gennaio 1943
Sottotenente Medico
EGIDIO PICCO
278° Reggimento, Divisione Vicenza"

156° Divisione Vicenza

©

156° Divisione Fanteria Vicenza