I cappellani militari

Gianfranco Vignati



Anche i soldati della “Vicenza” hanno avuto  una assistenza spirituale dai Cappellani Militari.

L’assistenza spirituale ai soldati sembra avere origini antichissime, forse dai tempi dell’imperatore Costantino. E’ comunque certo che nel periodo carolingio (VIII – IX secolo) i sacerdoti erano presenti al seguito degli eserciti , e successivamente non solo nei vari regni e ducati italiani ( a Parma e Piacenza nel 1816,nel Granducato di Toscana nel 1839, nello Stato Pontificio nel 1850) ma anche in Austria ( nel 1571 ), in Spagna ( nel 1720), in Piemonte ( nel 1733).

Dai dati storici risulta che nel 1865 il Regno d’Italia aveva 189 Cappellani Militari., ma successivamente alla occupazione di Roma del 1870 il numero dei Cappellani Militari fu sempre più ridotto fino alla eliminazione nel 1878.

Durante la prima guerra mondiale il Gen. Cadorna arruolò 10.000 preti-soldati, di cui 2070 destinati ai reparti combattenti. e nel 1922 il servizio dei Cappellani Militari fu nuovamente soppresso, ma riprese nel 1925 mediante un accordo fra lo Stato Italiano e la Sacra Congregazione Concistoriale: Questo accordo prevedeva un contingenti di Cappellani Militari in tempo di pace negli ospedali e nelle carceri militari e, limitata, nelle caserme. 

Con il Concordato fra Governo Italiano e Santa Sede del 1929 la presenza dei Cappellani Militari fu resa definitiva in tutti i reparti delle Forze Armate italiane ed in altre opere , quali Croce Rossa ; Opera Nazionale per l’Assistenza Religiosa agli Operai, l’Opera Nazionale Dopolavoro, ecc.

Con l’entrata in guerra del 1940 l’Ordinariato Militare Italiano (O.M.I.) che comprendeva e comprende tuttora tutti i Cappellani Militari , ha assicurato la presenza di sacerdoti su tutti i fronti nei quali i soldati italiani avrebbero combattuto, e fra questi il fronte russo.

Per rintracciare i nomi dei Cappellani che sono stati assegnati alla Divisione Vicenza sono ricorso all’inesauribile documentazione del Dott. Carlo Vicentini, che ha partecipato alla Campagna di Russia come S.Ten. del Battaglione Cervino, ed è stato prigioniero nei lager sovietici ( noto il suo volume “Noi soli vivi” ) ed ha ritengo la documentazione diretta più completa sull’A.R.M.I.R. .

Dal suo elenco degli ufficiali Caduti in Russia della Divisione Vicenza ho rilevato questi tre nominativi :

Don Attilio Nellido Palandri conosciuto anche come "Don Nellino", destinato al 277° Reggimento

Don Giacomo Volante, destinato al 278° Reggimento

Don Giovanni Battista Martinelli destinato alla 156* Sezione Sanità.

L’Ordinariato Militare di Roma mi ha poi inviato i Notiziari Matricolari relativi ai tre Cappellani, dai quali ho ricavato le seguenti informazioni.


Don Attilio Nellido Palandri "Don Nellino"

Nato a Spinate di Altopascio in provincia di Lucca l’8 marzo 1916 e appartenente alla Diocesi di Pescia. Si dice testualmente nel suo Notiziario Matricolare :

Assunto in temporaneo servizio per esigenze di  carattere eccezionale per l’Assistenza Spirituale presso il R.E. quale Cappellano Militare di mobilitazione assimilato a Tenente ( disp. 2845/s.c. del 13-5-1942 dell’Ord. Mil. ) il 18 maggio 1942

Tale presso l’Ordinariato Mili. Il 18 maggio 1842

Sottoposto a visita collegiale presso la C.M.O. dell’Osp. Mil. Di Romas è stato riconosciuto idoneo al servizio militare incondizionato il 22 maggio 1942

Assegnato al 277° Rgt. Fant. “Vicenza” ( Centro di mobil. Dep.to 25° F’tr. in Cevignano il 22 maggio 1942

Tale presso il Centro di mobil. Dep. 25° Fanteria in Cervignano il 25 maggio 1942

Tale giunto al 277° Rgt. Fanteria “Vicenza “ mobilitato il 26 maggio 1942

Tale in territorio dichiarato in stato di guerra .

Partito per il fronte russo col 277° Rgt.Ftr. “Vicenza” varcando la frontiera del Brennero il 10 agosto 1942

Disperso nel fatto d’armi (Russia) il 23 gennaio 1943

Don giacomo volante

Nato il 7 – 6 – 1910 a Cantalupo in provincia di Alessandria.

Assunto in temporaneo servizio per esigenze di carattere eccezionale per l’Assistenza Spirituale presso il R.E. quale cappellano militare di mobilitazione assimilato a tenente ( disp. 685 /sc del 7-2-1942 dell’Ordinariato Mil.re ) il 15 febbraio 1942 

E’ assegnato al 44 Raggrupp.to  Art. (Centro Mobil.ne Dep.to 12 Art. di C.d.A. in Palermo ) il 15 febbraio 1942

Tale presso il Centro Mobil.ne Dep.to 12 Brg. Art. di C.d.A. in Palermo il 15 febbraio 1942

Giunto in territorio dichiarato stato di guerra presso il 44° Raggrupp.to Art. mobilitato il 16 febbraio 1942

Cessa di essere mobilitato il 17 agosto 1942

Partito dal territorio dichiarato in stato di guerra il 25 agosto 1942

Tale presso l’Ordinariato Militare in Roma “disponibile “ il 27 agosto 1942

Trasferito al  278° Rgt. Ftr. “Vicenza” ( Centro Mobil.ne 26° F.tr in La tisana ) disp. 4709 / sc . del 27 – 8 – 1942 dell’Ordinariato Militare il 28 agosto 1942

Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra presso il 278° Rgt. Ftr. “Vicenza” mobilitato il 31 agosto 1942

Partito per il fronte russo col 278° Rgt. Ftr. “Vicenza” varcando la frontiera al Brennero il 10 settembre 1942

Deceduto nei pressi di Krinovaia fucilato da un partigiano russo il 13-2-1943

(Atto di morte n° 17029 del 27-11-1950 della Commissione Interministeriale per la formazione e la ricostruzione di atti di morte )

Don Giovanni Battista Martinelli

Nato il 25 – 1 – 1903 a Pavullo nel Frignano in provincia di Modena –

Appartiene all’Ordine Rel.so dei Frati Minori – Ordinato Sacerdote a Castel di Pietro il 2 – 8 – 1925

Assunto in temporaneo servizio per esigenze di carattere eccezionale per l’Assistenza Spirituale presso il R.E. quale cappellano militare di mobilitazione assimilata al grado di Tenente ( disp. 1425/sc del 16-9-40 dell’Ord.Mil.) il 25 settembre 1940

Assegnato al 566 Osp. Campo ( Centro di mob. Osp. Mil. di Bologna il 25 sett. 1940

Giunto al 566 Osp. Campo mobilitato il 26 sett. 1940

Cessa di essere mobilitato perché rientra al Centro di Mob. Osp. Mil. Bologna per smobilitazione il 8 nov. 1940

Cessa dal servizio di Cappellano Militare di mobilitazione e viene collocato in congedo a decorrere dal 10 – 11 – 1940

Tale nelle forze in congedo del Distretto  Militare di Modena dall’ 11 – 11 – 1940

Riassunto in temporaneo servizio per esigenze di carattere eccezionale per l’Assistenza Spirituale presso il R.E. quale cappellano militare di mobilitazione assimilato al grado di Tenente ( disp. 3753/sc del 7-7-1940 dell’Ord.Mil. il 14 luglio 1942

Assegnato alla 156* Sezione Sanità  (Centro di Mob. Osp. Mil. di Brescia) da 14 – 7 – 1942

Presentatosi al Centro di Mob. Osp. Mil. di Brescia il 14 luglio 1942

Giunto alla 156* Sez. Sanità “Vicenza” mobilitato il 14 luglio 1942

Partito per il fronte russo con la 156* Sez. Sanità varcando il confine al Brennero il 10 agosto 1942

Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra il 10 agosto 1942

Disperso nel fatto d’armi del Don in data 22 febbraio 1943

Rilasciato dal Distretto Militare di Modena in data 29 – 10 – 1951  verbale di irreperibilità in conseguenza di eventi bellici avvenuti il 22 – 2 – 1943 in Russia sul fatto d’armi del Don come da telegramma di Stato n° 229038/D/SC del 27 – 3 – 1944 dell’Ufficio Stralcio del Ministero della Guerra – Ufficio Albo d’Oro del 29 – 10 – 1951

Personalmente ho conosciuto Don Giacomo Volante nel periodo fine primavere – inizio  estate del 1942, quando ero frequentemente a Bergamo nel periodo delle vacanze scolastiche ( per stare accanto a mio padre Cap. del 278° Regg. , inizialmente comandante della Compagnia Mortai 81 e successivamente comandante della Compagnia Comando ) e vedevo Don Volante attento a scrivere le lettere per i soldati del Reggimento che avevano difficoltà nella scrittura. Era dell’Ordine dei Frati ( penso Francescani) e vestiva regolarmente il saio francescano, almeno nelle occasioni dei nostri incontri.


Ritengo che la Divisione Vicenza non  abbia avuto solo i tre Cappellani che ho citato. Penso infatti che anche gli altri reparti aggregati alla “Vicenza”, come ad esempio i Carabinieri Reali, il 156° Battaglione Mitraglieri, il 156° Battaglione misto genio, ecc. abbiano avuto anche loro il Cappellano.

Cercherò nel lungo elenco di Onorcaduti dei 91.735 Caduti in Russia se sono elencati altri Cappellani della “Vicenza”.


Per quanto riguarda  in particolare  Don Palandri penso  si sia soffermato, durante la ritirata del gennaio 1943, in qualche isba per assistere i soldati feriti o congelati, e nell’isba  sia rimasto anche quando gli altri soldati hanno proseguito “la lunga marcia”. All’arrivo dei partigiani quasi sicuramente Don Calandri è stato riconosciuto come sacerdote e , come facevano anche i soldati regolari dell’esercito sovietico durante la marcia del “davai”, subito fucilato.

Di questa possibilità ne ho parlato anche con Mons. Franzoni, M.O.V.M., che certamente molti ricordano e che ho avuto il piacere di avere come amico e come compagno di viaggio nel 2001 quando, con un gruppo di reduci e di famigliari, abbiamo visitato alcuni cimiteri che raccolgono le spoglie dei soldati italiani deceduti in prigionia.

Ho chiesto a Mons. Franzoni quale era e quale è  il compito dei Cappellani Militari, specialmente in tempo di guerra, e quale la sua esperienza diretta in Russia.

Ecco brevemente quanto ricordo di quelle conversazioni durante il viaggio nel 2001 e nei colloqui successivi ,e quanto ho ricavato dalla  documentazione relativa alle sue frequenti conferenze a >bologna ed in altre città italiane.


“Il Cappellano militare è un prete come tutti i preti, crede in Dio e nella gente, e per amore di Dio si è fatto carico delle gioie, dolori, fatiche, speranze di quanti gli vengono affidati , per camminare con loro alla luce della fede. Per cui se gli vengono affidati dei giovani e questi un bel giorno devono partire per il fronte, egli chiede di andare con loro .

Il Cappellano al fronte, diceva spesso, è la mamma di tutti i soldati, specialmente dei soldati feriti, congelati, moribondi, che si affidano a lui nei momenti più dolorosi e tristi, e ricorda al soldato la famiglia, diventa quindi la mamma, il papà, ed ancora più diventa la mamma quando, morente, il soldato incarica il Cappellano di portare il suo ultimo saluto alla mamma, alla famiglia.

Ad una domanda di ragazzi in una scuola che chiedevano a Mons. Franzoni “ Come mai tu, che sei prete, sei andato a fare la guerra ?”. Monsignore rispose “Non sono andato a fare la guerra, ma c’erano dei giovani che andavano a fare la guerra e mi hanno detto : vieni con noi, tu non devi sparare; tu ci aiuterai a pregare e se saremo feriti, ci starai vicino ; se resteremo uccisi , a casa nostra non andrà solo il Maresciallo dei Carabinieri a dare la notizia, ma arriverà anche la tua lettera per dire che abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo e che siamo morti da cristiani….”


Erano presenti al fronte russo, nel periodo di forza massima ( agosto – dicembre 1942 ) duecento Cappellani militari, essendo stati pressoché totalmente ricoperti i posti preveduti dagli organici.

Cinquantasei di essi non fecero ritorno :

caduti in combattimenti : 10
dispersi : 20
deceduti in prigionia di guerra : 23
deceduti in luoghi di cura : 3
La percentuale di perdite risulta, pertanto, del 28 %.

Molti Cappellani rimasero volontariamente a dividere la prigionia di guerra dei feriti intrasportabili non potuti sgomberare di fronte all’avanzata del nemico : di essi 24 appartenevano ad ospedali da campo, 11 a sezioni di sanità, 1 ad ospedale di riserva.


L' Assistenza religiosa

Sul fronte russo il rapporto tra forza presente e Cappellani militari era, all’incirca, dell’uno per mille con una maggiore presenza presso le strutture sanitarie come sezioni di sanità, ospedali da campo, ospedali di riserva, convalescenziari e treni ospedale, piuttosto che presso le unità combattenti.

Il Cappellano militare era presente presso tutte le unità a livello reggimento ma era assegnato un Cappellano anche a quelle unità a livello battaglione destinati ad operare autonomamente come i battaglioni guastatori o i battaglioni mitraglieri.

I Cappellani non erano considerati propriamente militari ma avevano la qualifica di personale militarizzato così come altre categorie di personale presenti nei comandi e nei reparti.

Ai Cappellani era attribuito il grado di tenente per quelli che prestavano servizio presso i reggimenti e di capitano se svolgevano la loro missione presso i comandi di Grande Unità come divisioni, Corpi d’Armata e Armata. Questi ultimi svolgevano la loro missione nei confronti dei reparti minori per i quali non era prevista la figura del cappellano oltre a svolgere attività di coordinamento nei confronti dei confratelli operanti nell’ambito della stessa Grande Unità.

Il compito ordinario dei Cappellani militari può essere così sintetizzato: celebrazione della Santa Messa la domenica e nelle altre festività religiose, amministrazione dei sacramenti  e svolgimen- to di pratiche personali in concorso con il clero parrocchiale nel territorio nazionale.

Durante la permanenza delle unità sulla linea di combattimento i Cappellani militari erano con loro sulla linea adattando la celebrazione delle funzioni religiose alle circostanze del momento e secondo direttive che erano state trasmesse loro dai superiori ecclesiastici.

Nei giorni in cui più aspri erano i combattimenti i cappellani svolgevano la propria missione là dove era maggiormente richiesta la sua presenza per prestare aiuto a feriti e moribondi, unico disarmato sul campo di battaglia seguiva le ondate d’assalto pronto a soccorrere chi ne avesse bisogno anche se nemico.

Nelle pause del combattimento il cappellano e i portaferiti percorrevano il campo di battaglia alla ricerca e alla raccolta di feriti non in grado di muoversi e per identificare le salme dei caduti provvedendo poi alla loro tumulazione e provvedendo anche alla registrazione di tutti quei dati utili per la futura identificazione delle sepolture.

Provvedevano, inoltre, a raccogliere effetti personali che i combattenti desideravano far giungere alle famiglie.

Presso l’organizzazione sanitaria militare il Cappellano militare svolgeva le stesse funzioni del cappellano degli ospedali dell’organizzazione civile per quanto nei giorni in cui le operazioni avevano uno svolgimento frenetico l’arrivo frenetico dei feriti presso i posti di medicazione e la loro successiva affluenza nei luoghi di cura rendeva più difficoltosa la loro opera assistenziale.

Lorenzo Cadeddu

156° Divisione Vicenza

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156° Divisione Fanteria Vicenza